I successivi accertamenti hanno permesso di constatare che due cittadini di nazionalità italiana, F.M. (classe 1996) e D.G. (classe 1999), hanno dato vita ad una società agricola dedita alla produzione della c.d. “canapa light”, attività di per sé lecita se le sementi utilizzate sono caratterizzate da un quantitativo minimo di principio attivo denominato thc il cui valore non può superare lo 0.6 % in rapporto al peso, così come stabilito dalla legge n. 242 del 2016.
L’esito degli esami di laboratorio disposti dalla Procura della Repubblica di Lodi ha, invece, rivelato un valore che ha raggiunto anche il 14% di Thc di gran lunga superiore a quello consentito; inoltre, i titolari dell’azienda agricola non sono stati in grado di esibire la documentazione contabile, la cui tenuta è obbligatoria per legge, attestante gli acquisti e la specifica natura della semente utilizzata nella coltivazione che avrebbe permesso di ricostruire l’intera filiera agroindustriale - riporta il comunicato stampa della Gdf -.
I finanzieri hanno quindi proceduto al sequestro dell’intera piantagione composta di numero 115.800 piante di marijuana per un peso complessivo di 10 tonnellate che, qualora fosse stata posta in commercio avrebbe procurato un profitto di diversi milioni di euro. I due cittadini italiani, all’esito delle escussioni testimoniali dei lavoratori extracomunitari sono stati deferiti alla autorità giudiziaria, oltre che per la violazione prevista dall’articolo 73 del Dpr 309/1990 connessa alla produzione e detenzione illegale di sostanze stupefacenti, anche per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cui all’articolo 603 bis del codice penale.
L’efficace operazione, rientra nel quadro delle attività svolte dalla Guardia di finanza quale organo di polizia economico finanziaria a contrasto al traffico delle sostanze stupefacenti e a tutela della salute pubblica.
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