Lo specchio dell’acqua di Andrea Mastrangelo, dove si incontra l'uomo

CAMPOBASSO - "Lo specchio dell'acqua" è un racconto lungo, forse un romanzo breve, sicuramente è una storia vera e come tale è preziosa al di là di ogni possibile definizione. Andrea Mastrangelo, giovane scrittore molisano, con radici e rami a Mafalda, terra antica tra le montagne e il mare, passando per il fiume e lo specchio dell'acqua, racconta nel suo libro, edito da Lettere Animate #Fictiom, la sua terra, la storia di Nicola, il dramma della guerra, la seconda, a ridosso dell'armistizio, quando per il nostro Paese il conflitto divenne scontro tra popoli e lotta tra italiani. Una guerra fratricida che a Mafalda portò l'orrore come nel mondo. La vita di un uomo, quella della sua famiglia, quella della sua gente, del paese e del Paese, nelle pagine di Mastrangelo diventano epopea di un tempo che porta con sé, ancora oggi, gli strascichi e il dolore.

Il tuono tornava prepotentemente nelle orecchie e la forma negli occhi

«La visione di quell'enorme uccello di lamiere rumoroso, inquietante e senza piume, gli era rimasta impressa nella mente; ad ogni suo passo il tuono tornava prepotentemente nelle orecchie e la forma negli occhi. Nicola non ebbe modo di parlarne con nessuno immediatamente, anche se avrebbe voluto chiedere a chiunque se quel mostro fosse effettivamente reale o soltanto frutto della sua spaventata immaginazione».

I tedeschi che lasciano una parte dell'Italia

L'incontro tra la tecnologia di morte e la semplicità di un uomo abituato ai campi, alla semina, al lavoro duro e senza altre prospettive è così sintetizzato in un passaggio del libro. E dentro la storia di Nicola c'è quella di Mafalda, un tempo Ripalda, e cè la storia di un popolo, diviso da secoli tra ricchi e poveri, tra i Colli e i Pagliai, tra quelli che detenevano il potere e quelli che il potere lo subivano. L'antica vicenda dei possidenti e dei braccianti, di chi prende e chi dà, perché non può che dare. Sempre, ad ogni costo e sacrificio. I tedeschi che lasciano una parte dell'Italia, i nuovi alleati che avanzano, gli inglesi che popolano il Molise. La cura delle cose antiche, i vecchi ricordi e i pochi averi custoditi nella casa avita in paese e la vita di lavoro più in basso dove si dissodavano campi e terre. Nella vita del protagonista si mescolano le vicende sociali di un mondo, quello rurale, che di lì a qualche decennio avrebbe cambiato completamente volto, quel mondo animato da muli e "don" che sarebbe diventato il mondo dei mezzi meccanici e tecnologici di una Mafalda e di un Molise che ancora oggi gridano al mondo la loro esistenza, troppo spesso sconosciuta e nascosta.

Il passaggio animato di una storia che merita di essere letta

Nel romanzo la famiglia ha un ruolo fondamentale ed era allora più che mai centrale nello svolgimento dell'esistenza di tutta la società. Si incontrano e si perdono nella narrazione di Mastrangelo le certezze genetiche di un mondo e di un modo di vivere il mondo, si scoprono spazi, luoghi, tradizioni ma si incontrano persone, tipi e personaggi. Mafalda e Nicola diventano così il prototipo di un tempo, il segno di un'epoca, il passaggio animato di una storia che merita di essere letta e digerita come si fa con le pietanze buone che sanno di esperienza antica e di sapori nuovi.

di Nadia Verdile

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