ROMA - A seguito del completamento della squadra politico e amministrativa della governance del ministero della Pubblica istruzione, Ancodis (Associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici) avanza la sua proposta che si può sintetizzare nel "fare scuola per tutti". Per tale obiettivo, propone la necessaria innovazione della professione docente oggi contrattualmente non adeguata ai moderni bisogni organizzativi e formativi.
Completato l’assetto politico-amministrativo del Ministero. Quale futuro immaginare? A poco più di una settimana dal giuramento del ministro professore Patrizio Bianchi, la governance politica e amministrativa del Ministero si completa con la nomina dei sottosegretari Floridia e Sasso (in attesa delle deleghe) cui si aggiungono Luigi Fiorentino capo gabinetto del ministro, Stefano Versari alla guida del dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e di formazione e Giovanna Boda confermata alla guida del dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali.
Una squadra di “donne e uomini di scuola” cui è affidata la gestione di un pilastro fondamentale del sistema paese messo a dura prova nella gestione pandemica. Ancodis si chiede quale visione questa squadra abbia per il futuro del sistema scolastico italiano e confida – a partire dalla straordinarietà di questa emergenza – nella possibilità di innestare quegli “elementi innovativi” che devono riportare la scuola italiana ad essere riferimento culturale e modello per gli altri paesi europei.
Vogliamo confidare in una squadra che abbia una visione di sistema che guardi ai grandi e irrisolti temi di questo ventennio nel quale la nostra scuola ha avuto “l’onore” di essere considerata uno dei bancomat statali, utili solo a sottrarre direttamente o indirettamente le risorse finanziarie, concorrendo a destrutturare la storica identità della scuola e dei suoi protagonisti.
Il moderno sistema scolastico deve partire da un cambio di visione che abbia a caposaldo un solo obiettivo: “più scuola per tutti” con l’obbligo scolastico e formativo da 0 a 18 anni; “più scuola per tutti” in ogni area territoriale; “più scuola per tutti” in ogni famiglia; “più scuola per tutti” per l’intero anno solare!
Per affrontare questa scommessa è necessario rivedere il modello scolastico attuale che – seppur segnato da tanti punti di forza – è contraddistinto da evidenti elementi di criticità. Per fare “più scuola per tutti” occorre in primis dare attenzione ai suoi protagonisti che – a diverso titolo – saranno impegnati quotidianamente nella costruzione del nuovo modello scolastico dove però le regole contrattuali non possono restare ancorate all’arcaica visione novecentesca.
Cosa fare dunque?
Si incominci a cambiare il paradigma nel quale l’asserzione “spesa per l’istruzione” (non dimentichiamo i famosi tagli) si sostituisca con “investimento per la formazione” (in questo anno abbiamo registrato segni di inversione di rotta!) a partire da un adeguato riconoscimento etico che uno Stato assegna ai suoi insegnanti impegnati nella costruzione culturale e professionale delle future generazioni: non si possono dimenticare gli indigesti attacchi mediatici anche di “fuoco amico” e la precarizzazione divenuta sistemica che hanno di fatto indebolito la figura dell’insegnante.
Ma in un moderno sistema scolastico occorre infrangere una arcaica condizione: l’impossibilità di una vera carriera docente oltre l’orizzonte dirigenziale! Un sistema moderno capace di fare “più scuola per tutti” deve prevedere la possibilità di una carriera docente per tutti che non lasci su un piano indifferenziato l’insegnante che svolge la sola attività didattica e chi, invece, assume anche un incarico di governance scolastica per il funzionamento organizzativo e didattico a sostegno del complesso sistema qual è la scuola autonoma.
Non possiamo più censurare questa evidenza: prevedere il riconoscimento professionale di chi – oltre l’attività di docenza - svolge quella di collaborazione al dirigente scolastico nell’ambito gestionale, organizzativo, del coordinamento e della progettazione didattica è una scelta culturale non più eludibile. Una scuola impegnata a “fare più scuola” non può prescindere da questo presupposto che deve avere una formalizzazione giuridica e contrattuale, aperta e trasparente a quanti vogliono investire nella loro professionalità oltre la sfera didattica.
Inoltre, nella gestione della complessità – oggi affidata al dirigente scolastico – non è più possibile disconoscere la necessità del distaccamento dall’attività di insegnamento di un docente collaboratore del Ds (ex vicepreside) del quale è nota la presenza in tutte le scuole ma non gode di alcun riconoscimento giuridico e contrattuale. La scuola autonoma e moderna ha bisogno di questa figura istituzionalizzata che copra un vulnus nella governance scolastica. Per l’assenza del dirigente scolastico ai sensi degli artt. 13-14-15-16-17-21-22-23 del Ccnl o nelle scuole in reggenza non è prevista una figura che possa sostituirlo assumendo formalmente – entro certi limiti - la responsabilità della guida dell’istituzione scolastica.
Infine, occorre rivedere il modello di reclutamento dei docenti con adeguata formazione prevedendo - per quanti decidessero di impegnarsi nella governance scolastica consapevoli degli effetti che produrranno nella loro carriera professionale - l’obbligo di frequenza a percorsi di formazione in gestione, direzione, coordinamento, controllo, pianificazione, sicurezza e progettazione didattica.
L'Associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici ritiene che le risposte a questi temi potranno concorrere costruttivamente a dare alla scuola quel nuovo modello nel quale al “più scuola per tutti” si affianchi una rinnovata “riconsiderazione” della funzione docente prevedendone la piena valorizzazione strutturata anche in una moderna carriera professionale ma con nuove forme di selezione.
Oggi chiediamo con forza quegli interventi normativi e contrattuali che dovranno dare quel necessario impulso sociale e orgoglio professionale a tutti i suoi protagonisti. Alla nuova squadra ministeriale auguriamo – facendo nostre le parole del ministro Bianchi - di “ripristinare l’idea che la scuola è il perno dello sviluppo dell’Italia e della formazione di buoni cittadini” sapendo che tutto questo sarà più facile soltanto se si rimette in discussione il modello contrattuale superato dalla realtà.
Per ANCoDiS, professore Rosolino Cicero
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