Il professore, infatti, durante la prova, era solito ricevere dagli esaminandi suoi allievi, tramite chat, una foto del compito; quindi provvedeva a svolgerlo in diretta e rinviandolo con le soluzioni agli studenti. Proprio durante la prova di un appello d’esame di ragioneria generale, i finanzieri genovesi si sono presentati in casa del professore sequestrandogli lo smartphone, col quale stava chattando in diretta con i suoi studenti impegnati a sostenere l’esame.
Dall’analisi svolta sui dati estrapolati dai devices (smartphone, notebook), nonché dall’analisi della documentazione cartacea sequestrata al professore (soprattutto agende), sono emersi numerosi casi, dove il professore ha aiutato alcuni studenti anche durante le prove di statistica, ragioneria generale, test di accesso, marketing. Altra skill del professore era la redazione delle tesi di laurea da presentare e discutere presso l’Ateneo genovese.
Infatti, alcuni denunciati, oltre agli esami, approfittavano del professore di scuola secondaria, laureatosi a Genova anni prima, per farsi redigere la tesi, generalmente da discutere al termine del percorso triennale. Ovviamente tutto, dietro compenso. Il dipartimento di Economia dell’Università di Genova, che per primo ha denunciato alla Guardia di finanza la possibilità che fossero perpetrate condotte illecite afferenti alle prove d’esame, ha sempre collaborato fattivamente nelle indagini, fornendo agli investigatori gli elaborati e le tesi di laurea presentate per la discussione dagli studenti i cui nomi sono emersi dalle indagini.
La comparazione quindi degli elaborati consegnati durante gli esami e/o per la discussione delle tesi, con quanto rinvenuto nei notebook e nelle applicazioni di messaggistica del professore, ha provato che, in tutto od in parte, quanto presentato dagli studenti era, nella realtà, operato del professore. Complessivamente, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, a vario titolo, ventidue soggetti, per la violazione degli articoli 1 e 2, commi 2 e 4, di cui alla legge 19 aprile 1925, n. 475 (Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche).
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