Il delitto Matteotti scritto per il teatro da Carmen Sepede, già tanti successi

CAMPOBASSO - “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti”. Grande il successo che ha già riscosso lo spettacolo teatrale ad Agnone, Campobasso e Potenza. Ci sono eventi che cambiano la storia. Il delitto Matteotti è uno di questi.

Scritto dalla giornalista Carmen Sepede, “Il Mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti” è diretto da Emanuele Gamba e interpretato dagli attori Diego Florio,  Marco Caldoro, Piero Grant, Domenico Florio e Paolo Ricchi. Assistente alla regia Vittorio Marchetti, scenografie Michelangelo Tomaro, costumi Marisa Vecchiarelli Marvé, audio e luci Gianmaria Spina, remix brani Luciano Barletta,  installazioni video Antonio De Gregorio.

Prodotto dall’Associazione ACT, in coproduzione con la Fondazione Molise cultura, cofinanziato dalla Regione Molise, nell’ambito del bando Turismo è cultura 2020, e col sostegno del Comune di Campobasso, Patrocini Fondazione Giacomo Matteotti Onlus, Comune di Fratta Polesine e Casa Museo Giacomo Matteotti, ‘Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti’ porta sulla scena uno dei grandi eventi storici del Novecento: il rapimento e l’omicidio, avvenuti il 10 giugno 1924, del deputato e segretario del Partito Socialista Unitario Giacomo Matteotti, ucciso da un gruppo di squadristi fascisti.

Pochi giorni prima del delitto, il 30 maggio, nel suo ultimo discorso alla Camera, aveva attaccato duramente Benito Mussolini, denunciando i brogli elettorali e i pestaggi  delle elezioni del 6 aprile 1924 che avevano portato al potere il Partito fascista.  In maniera parallela all’attività politica, da giornalista, Matteotti aveva scoperto una vicenda ancora più scottante: le presunte tangenti pagate dalla compagnia americana Sinclair Oil per ottenere la concessione delle trivellazioni petrolifere in Italia.

Note di regia

Quasi 3000 anni di teatro ci hanno regalato grandi figure di eroi, uomini coraggiosi e visionari, spesso limpidamente dotati di una statura morale che li fa somigliare a dei Titani. Sono stati padri, figli, condottieri, religiosi, principi e re. Ognuno di questi eroi ha vissuto, in scena, vite in cui ogni parola, ogni azione ha creato e fatto vibrare un epos che ha contribuito a costituire il più solido e prezioso habitat in cui è nato e cresciuto l’uomo moderno. In questo senso tutti noi sappiamo riconoscere un eroe da un carnefice ma la decisione di seguire l’uno o l’altro, di ispirarsi all’uno o all’altro modello, possiamo dirlo, è un affare legato solo al libero arbitrio, alla sensibilità, alla cultura e al coraggio di ognuno.

Fuori del teatro, nel mondo vero e nel teatro di questo mondo vero, cioè nella Storia, ci sono stati uomini, anch’essi eroi che nei periodi più cupi e violenti, hanno parlato, gridato e innalzato argini fatti di parole dure come pietre. E questi argini hanno resistito, protetto e modificato il corso degli umani eventi. Molti, parlando, sono stati fatti fuori senza pietà, alcuni altri, pochi in verità, hanno avuto la soddisfazione di vedere il felice epilogo delle loro battaglie. Fra questi eroi titani, Giacomo Matteotti ricopre un ruolo principale nella storia del nostro paese e questo spettacolo intende riconoscere e ricordare la statura di un deputato della Repubblica che ha giganteggiato per impegno e forza.

Ricostruito con una struttura a metà fra un giallo, un noir e una spy story, “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti”, narra lo scontro tra fascismo e antifascismo, fra una dittatura nascente e una visione altra del mondo, finalmente democratica e plurale. Intorno ai due massimi competitors, Mussolini e Matteotti, due umanità, quella della maggioranza e quella dell’opposizione si fronteggiano e si sfidano, incrociando trame di palazzo a strategie parlamentari.

È un grande onore riascoltare, oggi, le parole/pietre di Giacomo Matteotti, la cui morte, il cui sacrificio non sono stati vani e anche questo nostro spettacolo lo testimonia con passione e orgoglio. I volti e le voci di Paolo Ricchi, Marco Caldoro, Diego Florio, Domenico Florio e Piero Grant, lo spazio mobile e versatile di Michelangelo Tomaro compongono il tutto, un panorama popolato di idealità contrapposte ad interessi, un affresco le cui linee e i cui colori non dovranno mai essere dimenticati.

(Emanuele Gamba)

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