GIFFONI VALLE PIANA - Oggi si rende omaggio ovunque alla figura di questo straordinario uomo: Michail Gorbaciov, l’ultimo Presidente della grande Russia. Storici, opinionisti, analisti, economisti, lo ricordano per aver dato una nuova imponente storia alla Russia e all’Europa.
Ha pagato per aver fatto una scelta di libertà, trasparenza, nel cercare di svecchiare la potente nomenclatura fortemente ideologica. Le zone di luce e di ombra ci sono tutte e la storia ci ha già detto quanti errori sono stati commessi anche da Paesi ed organizzazioni internazionali che, in quel momento, dovevano mantenere fede alle promesse e sostenere questo processo di democratizzazione. Alle generazioni attuali credo che l’immagine più forte sia sempre quella dell’abbattimento del muro di Berlino. Tutti questi momenti immagino che lui li abbia vissuti nella più assoluta solitudine e paura, con un sistema che cominciava ad essere intollerante e perfino pronto a costruire un tradimento di Gorbaciov.
Gorbaciov a Giffoni nel 1997. Cinque anni dopo essere stato estromesso e aver lasciato il potere a Boris Eltsin, che lo umiliò duramente in Parlamento. Immaginate adesso uno degli uomini più potenti del mondo da noi, a Giffoni. E immaginate il nostro festival nel 1997. Oggi racconto questo grande evento storico come se fosse stato semplice. Tantissimi rimasero stupiti della presenza di questo grande statista, in effetti, posso dirlo, per me è stato semplice. Già nel 1993 gli scrissi una prima lettera invitandolo a Giffoni. Nessuna risposta. E così gli anni successivi. Ero consapevole di dover dare ai nostri giffoner la storia, attraverso un uomo che ha fatto la storia. Non mi sono mai stancato di scrivere e così, nel 1997, mi arriva la famosa lettera in russo del suo segretario che mi confermava la presenza a Giffoni con la moglie Raissa Gorbaciova. A questo mio primo intervento seguiranno altri mie ricordi di un uomo che, indubbiamente, ha fatto anche la nostra storia.
A Giffoni ha rilasciato tantissime dichiarazioni, interventi fiume, sempre con il desiderio di comunicare, spiegare, farsi capire. Tra le sue dichiarazioni cito questa: “Non ho mai pensato a un film ispirato ai miei libri, ma se dovesse succedere sarei felice di essere premiato dai ragazzi di Giffoni. Qui c’è la gioia e la spontaneità del mondo”.
IL RACCONTO INTEGRALE DELLA VISITA DI GORBACIOV A GIFFONI 24-25 LUGLIO 1997.
Berlino, l’Europa, la pace. Il 15 ottobre 1990 un gigante della nostra recente storia riceve il Nobel per la pace. L’anno precedente, esattamente il 9 novembre, si sgretola il Muro di Berlino. Ricordo i tanti servizi televisivi, i giornali, l’Europa in festa, le lacrime di chi si trovava nella Germania dell’Est e che poteva finalmente riabbracciare affetti e parenti lasciati all’Ovest. Una pagina storica, indelebile. Fu proprio durante quei momenti che decisi di portare quest’uomo della Storia a Giffoni. Lui, Michail Gorbaciov. Il mio desiderio era di dare a Giffoni e ai suoi ragazzi la persona che aveva demolito il duro sistema comunista sovietico e aperto le porte alla Perestrojka, la democrazia.
Nel 1993, armato di tanta volontà, gli scrissi una lunga ed articolata lettera (rigorosamente spedita via posta) invitandolo. Non successe niente. Così pure negli anni ’94 e ’95. Non mi persi d’animo e nel mese di febbraio del 1997 ritornai alla carica con una lettera ancora più colma di passione. Attesi invano e senza speranza fino a maggio. Poi mi arrivò una lettera con il telefax, all’epoca una rivoluzione nella comunicazione, che riproduceva le lettere su una carta molto sensibile che se non fotocopiata, sbiadiva fino a scomparire. La lettera era rigorosamente in russo, ma pur non conoscendo il cirillico, capii per sensazione e intuizione, che ce l’avevo fatta e che Gorbaciov sarebbe venuto a Giffoni. La feci immediatamente tradurre. Era proprio così. Mi confermava, tra l’altro, che sarebbe stato accompagnato dalla moglie Raissa Gorbaciova. E chi avrebbe potuto fermarmi dalla gioia? Organizzai il programma, il protocollo, il viaggio, tutto in pochissimo tempo, e lo inviai alla sua segreteria per l’approvazione. Tutto confermato. Il suo team mi fece sapere che, partecipando ad un festival del cinema, gli avrebbe fatto enormemente piacere incontrare Michele Placido, perché lui e la moglie avevano seguito la serie televisiva “La piovra”, che in Russia spopolava.
Alla notizia che sarebbe venuto a Giffoni a luglio, ci fu un ingolfo di richieste d’interviste, di incontri. I giornalisti volevano sapere come avevo fatto a convincere uno degli uomini più importanti e influenti al mondo a venire a Giffoni. Lo spiegò poi lui nella conferenza stampa, quando disse che la mia insistenza negli anni lo aveva positivamente colpito. Potenza di una lettera. Nel programma avevo anche inserito due tappe istituzionali a Salerno: la prima con l’allora Sindaco Vincenzo De Luca (attuale Presidente della Regione Campania) e una seconda con il Presidente della Provincia di Salerno, Alfonso Andria.
I miei ragionamenti sono stati sempre lineari nella semplicità: l’hotel per lui e la gentile signora era il Lloyd’s Baia Hotel, in territorio misto tra il comune di Vietri sul mare e Salerno, e poi alla Provincia perché Giffoni Valle Piana è in provincia di Salerno. Con qualche difficoltà riuscii a concordare gli eventi. Il giorno prima mi recai personalmente a controllare la camera in hotel, la migliore, messa a nuovo per l’occasione, grande cesta di limoni, frutta e fiori e anche le due camere per la sua sicurezza personale, stesso corridoio, vicine alla sua.
Per il pranzo ufficiale, non avendo ristoranti innanzitutto capienti e poi degni degli ospiti, chiesi con discrezione all’amico Vincenzo Siniscalchi, illuminato imprenditore, se avessimo potuto utilizzare il parco e il cortile dello splendido Castel Rovere, a un chilometro da Giffoni. Non mi fece nemmeno finire che mi disse subito un grandioso sì. Anche questa era fatta. Per la cena del suo arrivo preparammo tavoli e tutto l’occorrente all’interno del Giardino degli Aranci, affidandoci alle cure di Armando e Domenico De Luca, proprietari dell’Hotel San Katrin, a Giffoni.
L’arrivo di Gorbaciov suscitò anche l’attenzione dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Ciriaco De Mita, che era stato ospite di Gorbačëv al Cremlino. Attraverso un suo collaboratore mi fece sapere che desiderava esserci. Sinceramente, quando lui era capo del Governo, mi aspettavo la sua presenza a Giffoni. Lo invitai per il ruolo istituzionale che ricopriva e in quanto amico. Non ebbi questo privilegio. Naturalmente gli dissi di sì.
Sempre la segreteria di Gorbačëv mi informò che la prestigiosa coppia amava molto le canzoni napoletane. Chiamammo il noto artista Bruno Venturini. Avevo curato tutti i dettagli, anche musiche russe al suo arrivo nell’arena allestita in Piazza Fratelli Lumiere. Il volo da Mosca a Roma, e poi per Napoli, lo prenotai con Alitalia. Arriviamo al giorno atteso. Dal Ministero dell’Interno, attivato per l’occasione dall’altro suo grande amico Giorgio Napolitano, mi fanno sapere che l’aereo sarebbe partito con due ore di ritardo. Panico. Adesso racconto questo episodio che certamente se fosse successo oggi sarebbe stato immediatamente una notizia da social e non certo gradita.
Quando il comandante dell’aereo si rese conto che atterrando in ritardo a Roma avrebbe perso la coincidenza per Napoli, d’accordo con angeli e santi, tutti riuniti in conclave, decise di cambiare rotta e di dirigersi verso Milano, con l’adesione e la condivisione dei passeggeri che all’annuncio fecero anche un caloroso applauso. Presa la coincidenza da Milano per Napoli, finalmente arrivò a destinazione. Autorizzato dalle autorità aeroportuali, aspettai con le auto sulla pista d’atterraggio, sotto l’aereo. Appena lo sportello si aprì, salii a bordo, lui era in prima fila, mi presentai e credetemi, in un modo o nell’altro, ci tenevo a dargli, con la scusa di un abbraccio, un bacio proprio sulla sua voglia in testa. Menomale che avevo provveduto a qualche auto in più, perché una servì soltanto per i numerosi bagagli. Doveva arrivare a Giffoni alle 21:00. Era ormai mezzanotte e feci cambiare il programma musicale e al suo arrivo feci riprodurre nell’arena, cosa secondo voi? “Mezzanotte a Mosca/Giffoni”. La piazza era stracolma, oltre 5000 persone. Chiesi all’amico Paolo Liguori, che stava lì, di intrattenere il pubblico con interviste ai tanti ospiti, come Michele Placido che era in prima fila ad aspettare, Remo Girone, altro attore protagonista de “La Piovra” e il regista iraniano Abbas Kiarostami.
Dal suo arrivo a Giffoni passarono altri 15 minuti dietro al palco, perché alla signora Raissa avevano disturbato le curve da Salerno a Giffoni. Pronti tè, bibite e quant’altro per alleviare il disagio. Musica. Gorbaciov e Raissa sul palco. Dopo i saluti di benvenuto da parte del sindaco di Giffoni, Ugo Carpinelli, del presidente del nostro Ente, Carlo Andria, e del mio intervento, il lungo e articolato discorso di Gorbačëv sulla pace ad una folla rispettosa, esultante, silenziosa. Dopo l’incontro ci spostammo nella piazza di Giffoni per entrare nel Giardino degli Aranci. Mai vista tanta folla quasi alle due di notte. Non c’era bisogno di mantenere l’ordine in quanto spontaneamente si erano create due ali, mani alzate a salutarlo e lui a rispondere con tanto affetto. A cena c’erano anche i nostri ospiti, e ci fu un lungo colloquio con Michele Placido, Remo Girone ed altri. Erano felicissimi.
Alle 3:30 la cena finì e pensavo che fuori non ci fosse più nessuno. Invece c’era più gente di prima. Ho ancora negli occhi questi splendidi momenti. Il giorno dopo, puntuale il Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, lo portò in giro per la città tra un tripudio di gente, poi seguì la visita ufficiale presso la Provincia di Salerno e alle 13:00 ripartimmo per Giffoni, presso Castel Rovere, accolti meravigliosamente da tutta la famiglia Siniscalchi, che offrì un cocktail di benvenuto nel loro salotto privato. Il pranzo fu offerto dal Presidente della Provincia di Salerno, Alfonso Andria, e curato nei minimi dettagli da Emidio Trotta.
Credo che lì abbia dovuto fare centinaia di foto con tutti i convitati. Non riusciva a mangiare, finché chiamai Bruno Venturini, che propose una bella selezione di canzoni napoletane. A quel pranzo c’erano, come detto, Ciriaco De Mita, Vincenzo De Luca, Alfonso Andria e tanti sindaci ed amministratori. Dopo il pranzo ci trasferimmo al Cinema Valle per l’incontro con i giffoner. Dopo un’ora e oltre di nuovo in piazza al Giardino degli aranci per la conferenza stampa. Il giorno successivo, con un aereo privato, partì da Napoli per la Sardegna, dove lo aspettavano per una conferenza.
Ho avuto il piacere di colloquiare in privato con lui e la moglie. Mi raccontò tutto della sua storia e dei problemi che lui e la sua famiglia avevano avuto dopo la Perestrojka. I servizi segreti lo seguivano ovunque, e mi confidò che una volta trovò tutta la sua casa sottosopra. Ero stato con un uomo eccezionale, e ancora oggi, raccontandovi con questo lungo post la storia, mi emoziono e mi impressiono.
Il ricordo del direttore di Giffoni Claudio Gubitosi
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