ROMA - Energia: Grassi (Tea Energia): «Non possiamo pensare che terminata la guerra la soluzione sia riattaccarsi al gas russo». «Bisogna intervenire in maniera tempestiva sulle imprese e sulle famiglie per evitare chiusure, rincari ulteriori e per evitare soprattutto il fallimento. C’è la necessità di aiutare le famiglie che sono in grandissima difficoltà. In Italia scontiamo un ritardo atavico nelle politiche energetiche, lo abbiamo già visto con le rinnovabili dove abbiamo inseguito gli altri paesi dal 2005 al 2013 con i famosi conti energia. Oltre che pensare a come pagare di meno il gas e l’energia, bisogna anche ripensare al modo con cui fare e produrre energia per non essere ricattabili da fattori esterni».
A parlare è Raimondo Grassi, docente universitario e presidente e Ad di Tea Energia, che ai microfoni di Radio Radicale è intervenuto per approfondire le dinamiche energetiche che stanno interessando l’Italia e il resto dell’Europa.
«Le aziende energivore dovranno gradualmente riconvertirsi ma nell’immediato si potrebbe pensare di riprendere un nuovo incentivo come è stato con il FER1. Sul fotovoltaico - continua Grassi – bisognerebbe tornare a riportare anche in Europa la produzione. Vero che tante materie prime sono monopolizzate dai mercati asiatici, ma assemblare un prodotto semilavorato potrebbe già essere una soluzione per immettere sul mercato e far lavorare le nostre aziende, creando così ricchezza nel nostro Paese».
Sull’eventuale dipendenza totale delle aziende dai pannelli solari, il presidente di Tea Energia dichiara che «se si riuscisse a diminuire il costo dell’energia dal 50 al 70% sarebbe già un successo importante. I tempi di realizzazione di un impianto sono brevi, nel giro di 3-4 mesi si può rendere un’azienda anche indipendente grazie ai sistemi come quelli di accumulo, ai quali stanno già lavorando le varie major come Eni e Enel che stanno ampliando le proprio strutture e investendo in questo settore».
In merito al Price Cap dinamico continua Grassi «è comunque soggetto alle fluttuazioni di mercato. Saranno pur limitate ma è questo il problema. Non possiamo pensare che una volta terminata la guerra la soluzione sia riattaccarsi al gas russo – e a tal proposito incalza e conclude sostenendo che - bisogna imparare a produrre energia da fonti diverse dal gas: abbiamo le rinnovabili sfruttiamole. Non dovessero bastare? Possiamo guardare al nucleare di quarta generazione, all’idrogeno verde e al bio diesel».
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