Consip, Corte dei conti: risorse dedicate ad aspetti giuridici e non a quelli gestionali

ROMA - Consip (Concessionaria servizi informativi pubblici), la Corte dei conti sulla gestione dell'anno 2021. Il sempre maggiore ricorso agli strumenti digitali come MePa e Sdapa, nell’ambito del mercato virtuale in cui si incontrano la domanda e l’offerta di contratti pubblici, ha spostato il ruolo di Consip da soggetto gestore a soggetto regolatore delle gare. È quanto osserva la Corte dei conti nella relazione sulla gestione 2021 di Consip spa, approvata dalla Sezione controllo enti con Delibera n. 1/2023, nella quale la magistratura contabile evidenzia, per il 2021, una crescita rispettiva del 38 e del 20% nell’utilizzo dello strumento dell’accordo quadro e delle convenzioni; con il MePa che, tra gli strumenti di negoziazione, mostra un rialzo del 16% e compensa il calo del 18% registrato per lo Sdapa.

Tale andamento - prosegue la Corte - con la tendenza in crescita (+57%) dell’erogato dalle gare in ASP, fa registrare, da un lato, un valore complessivo delle spese erogate attraverso tutti gli strumenti, superiore ai 17 miliardi di euro (+13% sul 2020) e, dall’altro, un risparmio potenziale 2021 pari a 2.497 milioni di euro (+7%). Un dato, quest’ultimo, puramente potenziale - rimarcano i magistrati contabili - che rende opportuno il monitoraggio sugli effettivi acquisti di beni e servizi realizzati con gli strumenti Consip, poiché non corrispondente a risparmi accertati a consuntivo sui capitoli di bilancio delle singole amministrazioni.

Sul versante della gestione economica, Consip registra un utile 2021 di 3.226.328 euro, in calo del 29,70% sui 4.589.253 del 2020, per via del peggioramento del saldo della gestione operativa, con una discesa dei ricavi inferiore a quella dei costi. Sale a 17,97 milioni di euro il flusso finanziario della gestione reddituale che, nel 2020, segnava quota 11,37 milioni. Al netto delle attività di investimento e di finanziamento, entrambe di segno negativo, le disponibilità liquide 2021 ammontano a 39,83 milioni, in crescita di 11,68 sul 2020.

Sul fronte, infine, delle dimensioni del contenzioso, la complessa legislazione sui contratti pubblici - ribadisce la Corte - facilita il ricorso alle azioni giudiziarie, incide sull’efficienza dell’azione amministrativa - con risorse dedicate agli aspetti giuridici piuttosto che a quelli gestionali - e porta elementi di incertezza sul mercato di lavori, servizi e forniture, impedendo la stipula dei contratti riferiti alle gare oggetto di accertamenti giudiziari e incidendo sia sui ricavi delle aziende che sull’azione delle amministrazioni interessate.

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