Myung-Whun Chung direttore emerito della Filarmonica, e dirige Schubert e Brahms alla Scala

MILANO - Myung-Whun Chung nominato direttore emerito della Filarmonica. Lunedì 13 marzo 2023 dirige Schubert e Brahms alla Scala. Il direttore coreano sul podio del Teatro alla Scala con due tra i massimi capolavori del repertorio: l’Incompiuta di Schubert e la Quarta di Brahms. Il concerto è trasmesso in diretto da Rai Radio3. È ancora più atteso quest’anno il ritorno di Myung-Whun Chung al Teatro alla Scala, il prossimo lunedì, alle ore 20, con la Sinfonia in si minore Incompiuta D 759 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 di Johannes Brahms. Durante la prova di questo pomeriggio i musicisti della Filarmonica hanno voluto suggellare il sodalizio che da quasi trentacinque anni li lega al direttore coreano, conferendogli il titolo di direttore emerito dell’orchestra.

Il legame di Chung con i musicisti dell’orchestra, che egli è solito definire “i miei amici”, ha radici lontane: sono passati quasi trentacinque anni da quando, nel 1989, ha diretto il primo concerto che accostava la Fiera di Sorocinskij di Musorgskij e la Sesta di Šostakovič al concerto per violino di Čajkovskij con Salvatore Accardo, inaugurando una collaborazione tra le più feconde della storia dell’orchestra. Il giovanissimo direttore coreano saliva sul podio della Filarmonica nel solco della lezione di Giulini, che di Chung era stato mentore. Con centoventi concerti condivisi, la metà all’estero con la tournée in Asia nel 2008 a quella in Spagna negli anni ’90, fino ai concerti recenti per il G7 di Taormina o in Piazza Unità d’Italia a Trieste del 2017, a Muscat nel 2019 o all’Odeon di Erode Attico ad Atene dello scorso anno – Chung ha lasciato al Teatro alla Scala memorabili esecuzioni di un repertorio molto ampio, dal Sacre di Stravinskij ai lavori sinfonici di Messiaen, Berlioz e Mahler.

«Il ritorno del maestro Chung sul podio è ogni volta una bellissima occasione di fare musica insieme con risultati sorprendenti» ha detto Damiano Cottalasso, vicepresidente della Filarmonica della Scala. «Ma è sempre più anche il ritorno di un amico dell’orchestra, di una persona di famiglia, di uno di noi. Tutte le relazioni profonde vivono di momenti intensi emotivamente, a volte idilliaci, altre volte difficili, ma è la forza di questi sentimenti che rende i rapporti così longevi. Non è solo un sodalizio artistico quello che da tanti anni ci lega al maestro Chung, ma è soprattutto personale e umano. È per questo, e per tutto quello che abbiamo condiviso in più di trent’anni di collaborazione, che tutta l’orchestra ha deciso di conferire lui il titolo di Direttore Emerito».

Per il concerto di lunedì 13 marzo Chung torna proprio alle origini della relazione con la Filarmonica degli anni ’90 e alla rilettura di due degli autori più amati. Ugualmente celebri e molto eseguite, l’Incompiuta di Schubert e la Quarta Sinfonia di Brahms sono esempi assoluti del confronto dei loro creatori con la forma della sinfonia, così rinata e rinnovata: Schubert ne fa un vagare tra melodie attirate da un centro mai raggiunto, una ricerca senza meta la cui conclusione più naturale è non averne affatto, come accade nell’Incompiuta; Brahms inanella costruzioni che salgono fino al cielo, ancora più alte per la Quarta, e ultima, suggello della sua arte sinfonica e musicale. Il concerto è trasmesso in diretta da Rai Radio3.

Scrive Giovanni Gavazzeni nelle note di sala: «Accostare all’Incompiuta di Schubert la Quarta sinfonia di Brahms è quanto di più pertinente si possa immaginare, come testimonia l’opera di revisione delle opere di Schubert e l’esecuzione di brani cameristici a cui Brahms partecipò in prima persona. Tra l’altro nella collezione privata di Brahms, […] c’erano reliquie schubertiane (abbozzi del Trio in mi bemolle maggiore, del movimento del Quartetto in do minore e il lied Der Wanderer und der Hirt). Brahms visse dunque da protagonista la scoperta postuma delle opere di Schubert, scoppiata a partire dal 1839 con l’esecuzione della Sinfonia Grande che Schumann affidò alla direzione di Felix Mendelssohn. Un’ammirazione che accomunava compositori di “campi” avversi come appunto Brahms e Franz Liszt, sublime e non dimenticabile trascrittore per pianoforte di tanti Lieder».

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