Governo avvertito dalla Corte dei conti: il Def 2023 senza indicazioni su diverse scelte

ROMA - Def 2023, Corte dei conti: un quadro prudente, da completare. Decisive le riforme e gli investimenti del Pnrr. Il quadro del Documento all’esame del Parlamento è ispirato a principi di prudenza. Sia l’intelaiatura macroeconomica sia quella di finanza pubblica disegnano per il prossimo triennio un profilo che, pur considerando le incertezze che ancora caratterizzano il panorama internazionale, appare per molti versi equilibrato. Sono rassicuranti, nell’analisi dei conti, le stime che confermano il mantenimento del debito pubblico su un sentiero di graduale riduzione. È positivo che la dinamica prospettica della spesa primaria “nazionale” (complessiva e corrente) sia coerente con l’evoluzione del Pil potenziale e con quanto richiesto in ambito comunitario, alla vigilia della definizione delle nuove regole della governance europea.

Il Documento contiene anche una chiara rappresentazione delle aree di intervento su cui si dovrà operare con priorità - riporta il comunicato stampa della Cdc -. Si tratta, in primo luogo, delle misure richieste dallo scenario a “politiche invariate”. Date le persistenti tensioni sul fronte dei prezzi dei beni non energetici (inflazione core), ed alimentari in particolare, andranno individuate le risorse per il pubblico impiego per estendere, in attesa del contratto, la parziale copertura offerta dall’una tantum di un miliardo prevista per il solo 2023; dovranno essere finanziate le misure di riduzione del cuneo fiscale in caso di eventuale conferma; andrà assicurato, nel caso di recrudescenze dell’emergenza energetica, un selettivo ma adeguato pacchetto di interventi per le fasce sociali più deboli. A ciò si aggiungono gli interventi di “manutenzione straordinaria di importanti segmenti del sistema di welfare”: in sanità, per affrontare le carenze nella medicina di emergenza, i ritardi nelle liste d’attesa, l’aggiornamento dei Lea; nel settore previdenziale, anche nell’ipotesi del solo mantenimento dell’assetto attuale. Il tutto, senza contare i più ampi progetti di riforma, quali quelli già in campo in ambito tributario (la delega fiscale) o sollecitati dal dibattito politico (il superamento della legge Fornero).

A fronte di un tale quadro, il Def 2023 non sembra offrire, in via di principio, indicazioni sulle scelte che dovrebbero accompagnare il processo delineato. Oltre al riferimento ai risparmi derivanti dalla spending review, non sono visibili elementi su come il Governo intenda procedere per rimanere all’interno del quadro delle compatibilità di bilancio. Il compito viene, in certa misura, rinviato alla NaDef e alla legge di bilancio, le quali si annunciano, pertanto, particolarmente impegnative.
Sempre più centrale anche per il mantenimento del percorso delineato appare, quindi, la piena attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr. Solo da esso, pur se rivisto e opportunamente ricalibrato, può venire, come messo in rilievo nel Piano nazionale di riforma, quell’impulso in grado di rendere compatibile l’attuazione degli interventi con il mantenimento del Paese su un percorso di stabilità e crescita.

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