Lorenza Morello: alcune trasmissioni Rai imparziali come lo era il TG4 di Fede

ROMA - Partiamo da un dato di fatto, ciò che ruota attorno alla Rai, da sempre è paradossale ed esagerato (si faccia l’esempio del canone che va pagato per la semplice “detenzione” di un apparecchio atto a ricevere il segnale, anche se dell’anteguerra, vuoto ed usato come fioriera -caso di sanzione realmente comminata- e che da quando la Rai è subissata anch’essa di pubblicità non ha davvero più motivo di esistere) e oltre a ciò è sempre, tutto, incredibilmente uguale a se stesso. Una scena ripetitiva, estenuante, quella per la quale, ad ogni cambio di governo, le opposizioni che fino a poco prima hanno fatto lo stesso, urlano ipocritamente allo scandalo quando l’avversario salito al potere mette a sua volta le mani sulla gestione dell’azienda. Questo è sempre accaduto, a memoria d’uomo. Nessuno escluso.

Colpiscono, però, a questa tornata, la terminologia usata e le immagini scelte per accompagnare l’annuncio di alcune celebri dipartite. Da ultimo quella di Lucia Annunziata: “Non rimango qui da prigioniero politico", ha dichiarato fra l’altro la giornalista, espressione oggettivamente ridondante, considerato il ruolo della stessa, le sue apertissime e del tutto legittime simpatie e antipatie politiche mai nascoste. Lontana, lei come molti altri, anni luce dal sempre vagheggiato e mai neppure sfiorato “modello BBC“. Quindi, ci sia usata almeno la cortesia di evitare questi toni da tragedia popolare, assolutamente sproporzionati e vagamente ridicoli.

Se c’è qualcosa di veramente emblematico in tutta questa vicenda, più del fatto che certi personaggi, intoccabili per numerosi decenni, decidano di propria volontà di abbandonare la rete di Stato, è semmai il fatto che lì siano rimasti, indisturbati e impassibili, così a lungo. Si aggiunga poi a futura memoria che alcune trasmissioni ai telespettatori più scaltri (senza necessità di esserlo poi nemmeno troppo) apparivano imparziali come lo era il TG4 di Fede, con la differenza però che lui lavorava per una emittente privata ed era pagato da un padrone, e non dal popolo, mentre gli altri lavoravano sulle reti di Stato, pagate quindi da tutti i cittadini, a prescindere dalle opinioni politiche di ciascuno. E il pluralismo non era comunque un’opzione.

Ciò che fa particolarmente specie, appunto, sono queste dimissioni di massa (si vagheggia che molte altre parimenti autorevoli siano alle porte) che fanno sorgere una domanda: ma se non è il Governo a procedere ad una epurazione (come tante volte accaduto in anni passati), questi esimi dimissionari, esattamente, di cosa hanno paura? Di non poter più imbastire un canto “per voce sola” dove il controcanto è sempre stato escluso per definizione? Davvero l’idea di “dover” ospitare anche chi la pensa diversamente fa così paura da potersi definire addirittura “prigionieri politici”? E il pluralismo? E la dissenting opinion? E la libertà di espressione di cui un branco di ragazzini urlanti si riempivano la bocca nelle settimane passate al Salone del libro, impendendo ad un ministro in carica di presentare il proprio libro?

Per non parlare poi del terribile oscurantismo che da anni nel nostro Paese vige e che ha fatto perdere magicamente la voce a chi nei salotti televisivi ha provato anche solo ad accennare a temi quali la pedofilia ecclesiastica, le gestioni della pandemia e dei sieri ad essa correlati, il conflitto Russo/Ucraino, e così via. I malcapitati ospiti di turno che osavano andare contro le opinioni mainstream venivano prima ridicolizzati dal conduttore, poi da qualche altro ospite, per finire poi nel dimenticatoio e non essere più chiamati, salvo abjura espressa. Chi di noi può dimenticare la domanda fatta a mo’ di CIA, con violenza ed arroganza“Lei si è vaccinato o no?” prima di ascoltare l’opinione sulla pandemia, quasi che la risposta fosse la dirimente per poter passare tra quelli credibili o i pazzi fanatici. Anche quando il tema non era quello, era la prima arma di discredito usata. E chi dice che non è così, mente sapendo di mentire. Per fatto storico, e non per altro, tutte queste cose sono accadute durante un’altra epoca politica. Ma nessuno ha gridato alla prigionia (o forse non gli è stata data voce?).

Ad ogni modo, tutte queste accuse, vendette e manfrine varie si potrebbero agilmente eliminare “semplicemente” mettendo sul mercato e privatizzando questo catafalco chiamato Rai. Cosa che nessuno naturalmente penserà mai di fare, aspettando pazientemente il proprio turno di gestione del potere.

di Lorenza Morello

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