Lorenza Morello sul Pride: non si può reclamare uguaglianza se poi si sfila offendendo gli altri

TORINO - Pride significa orgoglio, io vedendo certe immagini mi chiedo di cosa ci si debba ritenere orgogliosi. Partiamo da un presupposto, chiunque mi conosca, compresi i miei amici della comunità #lgbtq, sa che da sempre mi batto per i diritti di tutti e, da cittadina e da giurista, ritengo che ciascun essere umano sia libero di amare chi crede. Senza, con ciò, ovviamente poter mai permettere a nessuno di arrogarsi il diritto di far ricadere le proprie scelte o attitudini personali su terze persone. L’amore è una questione che lega le persone che lo provano, non è affare di altri. Ma questo vale tanto a tutela di quell’amore quanto a tutela dei terzi che, estranei a quel rapporto, devono restarne tali se non decidano di coinvolgersi di per sé stessi. Questo uno dei motivi per i quali, ad esempio, sarò sempre fermamente contraria all’utero in affitto.

Ma ora non vorrei divagare e preferisco rispondere al quesito che mi avete posto: “Cosa pensi del #gaypride tenutosi ieri a #Torino?”. Penso ciò che ho sempre pensato di tutte queste manifestazioni, indipendentemente da dove si svolgessero, ovvero non comprendo come si possa reclamare “uguaglianza” se poi si sfila sbandierando la propria diversità e molto spesso offendendo gli altri.

In quello che io vedo durante queste manifestazioni (di cui alcune immagini ho postato qui con fatica perché mi disturba il solo vederle, ma la realtà è quella) c’è poco di cui essere “Proud”, perché vedo oltraggio al buon costume (come sono antica, eh?!), al buon gusto, ai valori degli altri, e via di fila. Mi ha fatto poi sempre molto riflettere l’idea che si rivendichi il diritto ad essere “uguali”. Ma uguali a chi? Uguali a cosa? In un mondo colmo di discriminazioni di ogni genere (noi donne lo sappiamo bene) e che specie negli ultimi due anni ha creato ulteriori categorie di appartenenza o di esclusione, a seconda dei punti di vista, quale è l’uguaglianza che si va rivendicando?

Forse su questo avrebbero dovuto riflettere prima di pronunciare i propri discorsi esimi esponenti dell’Università di Torino come il professor Zagrebelsky che nel suo discorso dice “La libertà ha tanti aspetti, potersi curare, un servizio sanitario aperto a tutti, avere una scuola non depotenziata" quando proprio lui, da costituzionalista, ha avallato le norme imposte durante la pandemia in onta all’art.3, 32 ecc della nostra Costituzione. Così come il rettore Geuna. Però lo stesso Zagrebelsky prosegue: "Siete una grande forza” ed ecco qui il mio monito alla comunità #lgbtq state attenti perché quella che molti di voi conducono in totale buona fede potrebbe in realtà essere una lotta che altri strumentalizzano per imporre il proprio progetto o pensiero dominante, che non è un progetto o un pensiero che prevede al proprio interno i diritti di tutti ma bensì un unico grande diritto -il loro- di modellare la società secondo i propri scopi e le proprie necessità.

di Lorenza Morello

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