Morti che dividono: quando per una parte dell'opinione pubblica, la morte di qualcuno può essere giusta

NAPOLI - Le morti che dividono: quando una parte dell’opinione pubblica ritiene che la morte di qualcuno possa essere giusta. Prendo spunto dai recenti fatti di cronaca, quelli del sottomarino imploso, per farmi delle domande, a cui però, purtroppo, non riesco a dare risposte. La prima è sicuramente: Quando abbiamo iniziato a pensare di poterci sostituire a Dio? Nel senso che da sempre più parti ascolto frasi come: erano ricchi, annoiati, si sentivano invincibili, perché cercarli? Se la sono voluta!
Bene, li hanno cercati perché erano esseri umani, e la vita va preservata, a prescindere da qualsiasi valutazione!

Il paragone buonista meglio salvare gli immigrati… È ovvio che bisogna cercare di salvare chiunque, senza farsi influenzare da colore, razza, ceto o possibilità economiche. Proprio perché non abbiamo diritto di scegliere chi salvare. Purtroppo, in questa situazione particolare, i soldi fanno la differenza, e, nel caso del sottomarino, le ricerche basiche sono pagate dal governo, ma un eventuale recupero dai costi elevatissimi, sarà pagato dalle assicurazioni e dai familiari. Per inciso, pur non conoscendoli, ovviamente, per curiosità professionale mi sono guardata le biografie: erano tutti studiosi del Titanic (escluso il giovane trascinato dal papà convinto di fargli fare in esperienza meravigliosa, non certo povero uomo, con la volontà di far del male a suo figlio). Avevano, quindi, grande interesse nel poter vederlo da vicino. Sfatiamo allora la favola dei 5 miliardari annoiati dalla vita che provano tutto e di tutto sprezzanti del pericolo, ma iniziamo a vedere persone innamorate di un sogno, che inseguono per la loro passione.

Andrei a chiedere a tutti quelli che si sono sentiti di giudicare come investire meglio i 250.000 spesi per questa “escursione”, come realmente spendono quello che è nelle loro possibilità e quale associazione aiutano; o come si adoperano per gli altri. Ma lasciatemi la soddisfazione di volerne le prove, perché a chiacchiere siamo bravi tutti.

Infine, e arrivo al punto del problema, se leggo commenti velenosi inneggianti alla morte dei cinque nostri su bacheche di gente che dovrebbe essere perbene, come possiamo pensare di stupirci di fronte a omicidi efferati? Siamo una generazione che ha sdoganato la violenza, dapprima mentale e verbale. Da qui a quella fisica, purtroppo, il passo è breve. I bambini utilizzano videogiochi utili per imparare a uccidere, senza empatia alcuna per le vittime; se quello stesso bambino, vive, poi, in una casa dove il commento dei genitori a una notizia in cui viene raccontato che 5 persone muoiono pian piano senza poter respirare è: se lo sono meritati! Quel bambino domani non potrà capire che la violenza, l’odio e la mancanza di rispetto verso il prossimo sono valori negativi. Bisognerebbe essere rispettosi l’uno dell’altro, darsi una mano, seguire delle regole che un tempo si chiamavano del vivere civile. Trovo dilaniante ogni singola morte, leggo con dolore di tutti coloro che sono costretti a fuggire abbandonando le proprie case e i propri affetti affrontando viaggi di cui non si conosce in alcun modo l’epilogo, e che molte volte questo è tragico. Invece di spendere tanto in armamenti, i governi utilizzassero quegli stessi soldi per migliorare la qualità della vita, dove ve ne è necessità. Ma io no, non mi sento di condannare chi cerca di spingersi oltre le possibilità che riteniamo possano essere i nostri limiti. Se lo avesse fatto chi ci ha preceduto, oggi forse a stento ci muoveremmo a cavallo!

L’ultima considerazione la riservo ai social, luogo in cui chiunque si sente in dovere di scrivere il proprio parere, è fin qui mi sembra giusto. A mio avviso sarebbe necessario documentarsi, prima di proferire verbo. Molto spesso leggo pareri buttati lì a caso, che poco o niente c’entrano con il punto dello scritto, ma formulati in maniera assolutamente arrogante, ignorante, violenta e maleducata; epiteti e ingiurie contro sfortunati sconosciuti sono all'ordine del giorno, rendendo il mondo virtuale, nel quale soprattutto i giovani, oggi interagiscono quasi più che in quello reale, un mondo estremamente sgradevole e violento. E torniamo così alle mie domande, per le quali continuerò a cercare risposte….

di Emanuela Di Napoli Pignatelli

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