Badanti e colf, 12 milioni di euro sottratti a tassazione

TREVISO - I reparti territoriali del comando provinciale della Guardia di finanza di Treviso, nell’ambito delle iniziative assunte a garanzia dell’equità fiscale, a partire dai primi mesi dell’anno in corso, hanno sviluppato, di concerto con l’Istituto nazionale previdenza sociale (con il quale la Guardia di finanza ha stipulato un protocollo d’intesa a livello nazionale, che ha come focal point il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie del Corpo), una mirata analisi di rischio, che ha consentito di individuare numerose posizioni riferite a lavoratori domestici, in regola con il rapporto di collaborazione e con il versamento delle ritenute previdenziali, ma inadempienti sotto il profilo della presentazione delle dichiarazioni fiscali ai fini Irpef per le annualità che vanno dal 2017 al 2021. Per tale tipologia di lavoratori, la normativa fiscale prevede che, al superamento di determinate soglie di reddito (8.000 euro fino al 2021 e 8.176 euro dal 2022), il contribuente debba presentare la dichiarazione annuale, utilizzando il modello 730 o il modello Unico. Al di sotto di tali soglie, invece, la dichiarazione può essere omessa.

Profilo reddituale degli interessati ricostruito attraverso la documentazione dell’Inps

Il monitoraggio svolto in provincia di Treviso ha permesso di individuare oltre 4.000 posizioni di lavoratori inadempienti, nei confronti dei quali sono stati immediatamente avviati i controlli fiscali: dal mese di aprile del 2023 a oggi, sono già 295 i collaboratori domestici per i quali è stata rilevata l’omessa presentazione della dichiarazione (circostanza che li fa rientrare nella categoria dei cosiddetti “evasori totali”), per una base imponibile sottratta a tassazione di oltre 12 milioni di euro. Il profilo reddituale degli interessati è stato ricostruito attraverso la documentazione detenuta dall’Inps, grazie al fatto che, nella maggioranza dei casi, i datori di lavoro avevano inserito tutti i dati previsti (periodi di assunzione, ore lavorate, tariffe orarie, contributi versati, date di versamento, trimestri di riferimento). Inoltre, a seguito di tale attività e incrociando le informazioni nelle banche dati, è stato possibile intervenire, in un’ottica di approccio trasversale ai fenomeni illeciti, anche in altri settori di servizio: dei 295 evasori totali individuati, infatti, si è scoperto che 6, grazie all’occultamento dei compensi ricevuti, avevano percepito anche il reddito di cittadinanza, per un importo complessivo di 85.000 euro. In relazione a tale ultimo aspetto, i responsabili sono stati segnalati, oltre che alla procura della Repubblica di Treviso, per i profili penali emersi, anche agli uffici competenti dell’Istituto nazionale previdenza sociale, per il recupero delle somme indebitamente erogate.

Economia sommersa ed evasione danneggiano i cittadini onesti

I controlli svolti finora hanno riguardato solamente una percentuale minoritaria dei potenziali evasori individuati: l’attività delle Fiamme gialle di Treviso proseguirà, dunque, per completare, anche in aderenza alle più recenti linee di indirizzo date dall’Autorità di governo, l’azione di contrasto all’evasione in questo settore. L’economia sommersa e l’evasione alterano le regole del mercato e danneggiano i cittadini onesti. L’operato della Guardia di finanza, pertanto, mira a garantire un fisco più equo e proporzionale all’effettiva capacità di ognuno e a tutelare i molti che, anche nella stessa categoria, rispettano le regole e le normative in vigore. In tale contesto, la sinergia tra la Guardia di finanza e l’Inps rappresenta un importante esempio di collaborazione interistituzionale, finalizzata a tutelare gli interessi dello Stato e dei cittadini, attraverso la condivisione di competenze, risorse e strumenti di investigazione. La diffusione di questa notizia è stata autorizzata dalla procura della Repubblica di Treviso (art. 5, comma 1, D.Lgs. n. 106/2006, come introdotto dall’art. 3 del D.Lgs. n. 188/2021).

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