Saviano e Borrelli: nervi, carne e deliri. Penetrare Napoli

NAPOLI - "SangheNapule, Vita straordinaria di San Gennaro", scritto da Roberto Saviano e Mimmo Borrelli, dal 13 al 22 ottobre 2023 sold out ogni sera al Teatro Bellini di Napoli. Previste anche repliche aggiuntive il 23 e 24 ottobre. In scena Saviano, nelle proprie vesti di studioso e narratore, insieme con lo stesso Borrelli, che cura anche la regia dello spettacolo. La struttura semicircolare di Luigi Ferrigno, ricorda la nicchia con l'albero capovolto che si trova nel complesso archeologico di Baia, mentre i costumi sono creati da Enzo Pirozzi. Prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, questo connubio artistico debuttò per la prima volta al Piccolo di Milano nel 2016. L’intimità del sound design di Alessio Foglia e le luci di Salvatore Palladino puntano in apertura sui musicisti, Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione, catturando immediatamente lo spettatore. Strumenti musicali amplificati, vibrazioni di lamiere incerte, soffi di vita in flauti impossibili, muovono congegni elettrici immaginifici.

Il sangue sciolto, quello di Napoli, quello che sgorga da ferite storiche

Saviano illustra, Borrelli incarna. Due figli del Vesuvio sospesi tra corde metalliche e oscillazioni profonde. Due menti in una, avvolti da nervi, carne e deliri di chi sa penetrare una Napoli che “non si può contemplare, si deve attraversare e vivere, come la vita”. Ne vogliamo trarre tre assiomi: che il Santo moriva a 33 anni, e questo dato ne fa il Cristo dei napoletani; che nessuno ha mai provato a rubare il tesoro di San Gennaro, tranne Nino Manfredi e Totò in un celebre film, e questo dato lo rende un supereroe; che gli emigranti di tutti il mondo hanno in San Gennaro un protettore e questo dato ne fa un mito internazionale. Il sangue sciolto è quello di Napoli, è quello che sgorga da ferite storiche, da piaghe vive di una città nata dall’intreccio tra divino e diabolico.

L'annullamento dei confini dello spazio intellettuale

Saviano sancisce fatti storici alternando intensità e ironia. La vita del Vescovo martire e la sua leggenda, impattano sul pubblico con una partitura concreta, comunicata attraverso un equilibrio quasi alchemico che vede protagonista il dibattito scenico tra i due interpreti. Se il giornalista racconta aneddoti e misteri in modo ordinario, Borrelli risponde con un furore verace, con l’extra ordinarietà propria di chi “vuole far capire meno e sentire di più”. Il maestro Borrelli ci restituisce un teatro che è sacralità esponenziale, trasferisce il testo drammaturgico in immagini capaci di elevarsi a suoni che si fanno corpo. È in atto l’annullamento dei confini dello spazio intellettuale “il rapporto psichico, il silenzio impastato di pensieri che esiste fra gli elementi di una frase scritta, è qui tracciato nello spazio scenico, fra gli elementi, l’aria, e le prospettive di un certo numero di grida, di colori, di movimenti”. Così scrisse Artaud a proposito del teatro balinese, e ben descrivere il potere fisico del linguaggio Borrelliano, la ricerca vocale che impasta dialetti flegrei pur resistendo allo spessore della parola. Del prodigio riusciamo a sentirne l’odore, dei suoi grumi possiamo toccarne le tracce. Una bulimia di canti in cui la napoletanità è tradizione mai tradita.
Borrelli ci ipnotizza. Borrelli è teatro.

Pigliammece ‘i sciuqquaglie, ’a mitra e ’u tabbernacule

Napule ‘i San Gennaro, Napule nun me ne fuje, Napule je schiatto ccà, Napule ’int’a ll’ anema
Napule r’ ‘u sanghe,
Napule r’ ‘i cummare ca’ fotteno int’e cianche,
Napule faccia gialla!,
Si nun ce faje o’ miracolo,
Pigliammece ‘i sciuqquaglie, ’a mitra e ’u tabbernacule,
Sanghe ca’ se qualia,
Sanghe re frattaglia,
Sanghe ca se squaglie,
Sanghe ca se caglie,
Sanghe Ghiastemmate!

di Anita Laudando

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