AFRAGOLA - “Il Nobile Guardaporte” di Roberto del Gaudio con Antonio De Rosa, regia di Maria Verde. Teatro Cinema Gelsomino di Afragola, struttura storica, ma completamente ristrutturata offre più di 500 posti, tuttavia come pubblico siamo, piacevolmente, invitati ad accomodarci sul palco, nell’intimità della performance, a pochi centimetri da attore, autore e regista, ospitati tra le scene di Bruno Garofalo. Ci posizioniamo sotto allo stemma di un antico palazzo, tra il legno delle cassette postali, che come nidi sospesi a mezz’aria, ci indicano, incisi, i nomi dei condomini: Casale-Buono; De Blasio-Ruotolo; Cipolletta-Spina; Rosa Fiammetta. Attore, ma anche scrittore e cantante, Antonio De Rosa fa affezionare fin da subito allo scalpitante portiere intento a consegnare multe e tasse, seppur nostalgico delle vecchie lettere e cartoline; un custode di mezza età, vestito di tutto punto da Annalisa Ciaramella, che analizza “l’umanità persa nel quotidiano piccolo borghese” soddisfatto di parlarci di jazz, pur mentre, in ginocchio, rimuove gomme americane dall’androne.
Opera diretta in modo delizioso, riportando talvolta al “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo
Si tratta di un monologo di indubbio spessore artistico, il cui protagonista è un uomo “fuori tempo massimo”, un nobile decaduto, un poeta, un filosofo. Del nostro portiere conosciamo il cuore ed il cognome: Spinelli, aristocratico di nascita e democratico per ironico spirito di sopravvivenza. Godiamo del raro privilegio dell’autore presente durante la messa in scena. Ma quanto condiziona? L’opera è diretta in modo delizioso quando, con piccoli tagli cinematografici, ci ha riportato talvolta al “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo. Tanti gli argomenti attuali, dalle troppe locazioni turistiche in città, all’utero in affitto, numerosi gli spunti di riflessione, dalla vita alla morte, dall’ecologia alla chirurgia estetica, eppure, proprio un monito dichiarato apertamente dalla drammaturgia non è stato rispettato: “non è che si debba per forza fare tutto quello che si può fare”. Qualche rinuncia al testo per una maggiore funzionalità dell’insieme avrebbe evitato di rimandare il finale continuamente, facendoci gustare a pieno la struttura dello spettacolo.
Lo spettatore porta a casa tanta bellezza, tra cui l’immagine fantastica della signora Fiammetta
Sicuramente una prova d’attore di tutto rispetto per Antonio De Rosa, il quale non ha mai smesso di riaccendere l’attenzione del pubblico, che dopo un’oretta è stato fisiologicamente travolto dalle troppe informazioni di una regia forse poco audace perché sinceramente convinta del testo e pienamente affidata alla forza della recitazione. È un scelta. Del resto lo spettatore, sicuramente, si porta a casa tanta bellezza, tra cui l’immagine fantastica della signora Fiammetta, il dubbio di un amore mai confessato, il soffio di un destino che ha le traiettorie imprevedibili di una piuma. È il punto della drammaturgia dove tutta la musicalità di Del Gaudio viene fuori e in cui teatro, melodia e prosa sono compattate in riflessioni simbolicamente rappresentate da un filo di piombo rosso fatto cadere a penzoloni verso il pavimento, una sospensione rovesciata rispetto alla scenografia iniziale, perché parlare di alcuni malesseri richiede scrupolosità, ma anche fatalismo “Per la scienza, è vero soltanto ciò che è esatto, e quindi confonde l’Esattezza con la Verità, in realtà sappiamo tutti che per guarire da qualche accidente, a conti fatti ci vuole fortuna, e quindi rieccoci col destino, con la piuma!”.
Teatro di parola, con autore vivente, rispettato ogni onore di oratore
De Rosa-Del Gaudio sono personificati in questa donna che mai vediamo in scena, ma la sentiamo vibrare in qualche nota appena accennata, sappiamo che nelle precedenti rappresentazioni, era presente un clavicembalo per meglio accompagnare il senso del percorso interiore di un personaggio dagli occhi scintillanti “Continuo a sentire quel suono, le sonate, i preludi … All’inizio pensavo a una allucinazione – mi sto impressionando, ma che vai pensando … Poi mi sono detto sarà un fantasma: i fantasmi, in teatro, sono di casa”. Abbiamo assistito ad un teatro di parola, con autore vivente, di cui è stato rispettato ogni onore di oratore, mantenendo intatto anche l’escamotage di affermare la chiusura della pièce con l’entrata di un tecnico-personaggio che dice “Signor De Rosa, si è fatto tardi, è ora, è finito, abbiate pazienza, noi dobbiamo smontare”. Buio. Musica: Sonata K1 in re min. Scarlatti. Inchino e applausi. Il maestro Roberto Del Gaudio co-fondatore de “I Virtuosi di San Martino” a marzo inizierà un laboratorio teatrale presso la Casa del Mandolino e delle Arti del Mediterraneo in Piazza Museo Filangieri, 247, Napoli.
di Antita Laudando
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