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Lorenza Morello |
TORINO - No ai No Tav e alla loro violenza. Da Valsusina e da giurista, ho sempre trovato intollerabile (non nel merito, ma per come è sempre stata gestita) la resistenza dei No Tav. Perché, laddove secondo molti, la nostra Repubblica è figlia di una certa resistenza, quella dei No Tav (e ve lo dice per chi ha vissuto in Val Susa dalla nascita e per oltre un ventennio) è troppo presto divenuta mera strumentalizzazione politica e violenza. L’ennesimo di troppi accadimenti è avvenuto in quest’ultimo finesettimana di luglio, in cui la manifestazione meno partecipata di sempre ha fatto più danni di tutte le altre, mettendo a ferro e fuoco un’intera Valle, interrompendo un’autostrada che funge anche da collegamento internazionale, con scene trasmesse sulle reti Tv che produrranno danni notevoli a un Paese, e una Valle, che ha sempre vissuto di commercio e scambio.
Il Decreto sicurezza non ha funzionato come deterrente
Svilente nonché offensivo leggere le veline dei molti politici nostrani che se la prendono con il Governo Meloni. Il Decreto sicurezza non ha funzionato come deterrente, questo è evidente. Ma all’onore della storia sta il fatto che non c’è mai stato un solo governo (locale o nazionale) in grado di porre fine a questa violenza antidemocratica che da oltre vent’anni tiene ostaggio un’intera valle. Perché non c’è mai stata una stagione senza episodi violenti. Chi non ricorda, lo fa per convenienza. Dai tralicci assaliti, alle bombe carta, ai sassi lanciati sulla strada, ecc, i No Tav non ci hanno mai fatto mancare nulla. Non è vero, come è stato detto in un servizio Rai, che è la Valle di Susa che si oppone da trent’anni. I No Tav, da anni, rappresentano una minoranza della cittadinanza della Valle. Anzi, nemmeno della Valle, perché da tempo i protestanti raggiungono (con l’alta velocità) la Valle fin dal profondo sud o dal nord est, con le bandiere arrotolate negli zaini, salendo su Italo o su una freccia, per protestare contro l’opera.
La gente le seconde case in Valle anziché comprale, le vende
Già questo la dice lunga. In una sola cosa avranno ragione: quando e se sarà varata, l’opera sarà vetusta. Certo, ma questo sarà solo merito vostro. Accelerare i lavori soprattutto e sedare le proteste avrebbe dovuto essere l’imperativo per i Governi e per la TELT. Invece si è sempre proceduto al rallentatore. Perché la politica nostrana (molta) trae voti dalle frange violente. Il Parlamento italiano per ben due volte ha decretato che la Tav è un’opera di interesse nazionale, laddove l’interesse nazionale è la crescita della economia e del lavoro. Vent’anni di lotte violente e errori di chi ha la responsabilità di portarla avanti hanno fatto aumentare notevolmente i costi di realizzazione e ne ritardano di molto le ricadute economiche e occupazionali fondamentali per un Paese come il nostro con un Debito pubblico che cresce ogni giorno. La gente le seconde case in Valle anziché comprale, le vende. La punizione dei colpevoli arriverà tardi e male, ma il danno di immagine internazionale è gravissimo e soprattutto rafforza negli oppositori la convinzione che si può ancora tentare di fermare l’opera.
I No Tav non hanno nulla di democratico
Non è sufficiente dire che i colpevoli verranno individuati e puniti, è molto più importante che si riaffermi nel modo più alto la volontà di andare avanti nei lavori dando segnali importanti di accelerazione. Così come è importante che le forze politiche che si candidano a governare dicano una volta per tutte cosa ne pensano perché che sindaci (Pd) della Valle siano contrari è molto grave. L’unica Valle bloccata in Europa di sabato a fine luglio quando i turisti di tutta Europa vengono in Italia oppure se ne ritornano nei loro Paesi perché ai No Tav viene concesso tutto. Non si può quindi non concordare chi propone, alla luce dei fatti e delle violenze, di vietare l'organizzazione a Venaus di un Festival -quello cd dell’Alta felicità- che ha come unica reale finalità quella di riunire da tutta Italia chi si oppone a un’opera che il Parlamento -per ben due volte- ha votato come strategico e di interesse nazionale. Il Parlamento è l’unico organismo che rappresenta la volontà popolare. I No Tav (la cui maggioranza sono persone che la Valsusa non saprebbero collocarla sulla cartina e non l’avrebbero mai conosciuta, se qualche partito non avesse pagato loro il biglietto per raggiungerla) non hanno nulla di democratico. È violenza allo stato puro. Visto che nessuno li ha fermati prima, il Governo delle grandi opere, oltre al ponte sullo stretto, si ricordi della ferrovia verso la Francia.
di Lorenza Morello
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