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| Benjamin Netanyahu |
ROMA - Lettera aperta in risposta alle dichiarazioni della CoPER e dei vertici degli EPR in merito alla crisi umanitaria a Gaza. Il Coordinamento EPR4Palestine prende atto della scelta della Consulta dei Presidenti degli EPR (COPER) sulla situazione nella Striscia di Gaza. La COPER riconosce gli elementi caratteristici del genocidio nella condotta di Israele nei confronti del popolo palestinese, ma non giunge all’adozione delle misure necessarie e legittime, in casi come questo, per rispondere a violazioni così gravi del diritto internazionale. I vertici degli EPR confermano “il fermo impegno del mondo della ricerca scientifica per la pace” nonché “il ruolo della comunità scientifica impegnata non solo nell’avanzamento della conoscenza, ma anche nella tutela dei diritti fondamentali”. Ciò nonostante, gli stessi vertici decidono di mantenere rapporti con istituzioni che sono direttamente o indirettamente coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani e nel crimine di genocidio contro un intero popolo, trasformando il concetto di scienza di pace in una locuzione vuota e priva di significato.
Violazione dei diritti fondamentali nei confronti della popolazione palestinese
In occasione dell’uso illegittimo della forza nei confronti dell’Ucraina la governance della comunità scientifica italiana ed europea, ivi inclusi gli EPR, aveva concordemente deciso di sospendere tutte le collaborazioni scientifiche con la Russia. La stessa ferma posizione dovrebbe essere adottata per le collaborazioni scientifiche con Israele, in considerazione della illegittimità dell’uso della forza e della violazione dei diritti fondamentali nei confronti della popolazione palestinese, già vittima di apartheid e occupazione illegale. Ritenere che il sistema accademico e scientifico israeliano non svolga alcun ruolo nell’offensiva contro i palestinesi e nell’occupazione illegittima di Gaza e Cisgiordania contrasta con troppe evidenze. In un paese democratico, il mondo della ricerca e della cultura dovrebbe essere sempre in prima linea per la difesa dei valori fondanti della società internazionale, come la pace e i diritti umani, che almeno a partire dalla Carta delle Nazioni Unite in poi sono stati condivisi e sanciti proprio per reagire agli orrori della Seconda Guerra mondiale.
Molti atenei italiani hanno già sospeso le proprie collaborazioni
EPR4Palestine ribadisce, pertanto, le proprie richieste, già formulate in varie sedi e sottoscritte da migliaia di lavoratrici e lavoratori della ricerca: sospensione di ogni collaborazione scientifica con enti, università e aziende israeliane; esclusione di tali soggetti da nuovi bandi e progetti; pubblicazione trasparente delle collaborazioni scientifiche in corso; sostegno concreto a ricercatrici e ricercatori palestinesi. Riteniamo che il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, così come dei valori fondamentali della nostra Costituzione, sia un dovere istituzionale, civile e giuridico per tutti coloro che lavorano nell’ambito della ricerca pubblica. Molti atenei italiani e altri enti di ricerca europei, come il CSIC in Spagna, hanno già sospeso le proprie collaborazioni, in corso o future. L’immobilismo degli EPR italiani è quindi una scelta, non una necessità. Rivendichiamo, in ogni caso, il diritto del personale della ricerca di astenersi, senza dover temere alcuna conseguenza personale o professionale, da progetti che comportino ricadute belliche o favoriscano la violazione dei diritti umani.
Restare neutrali di fronte a un genocidio significa abdicare alla funzione della ricerca pubblica
Ci appelliamo infine a tutta la comunità scientifica italiana perché: si faccia parte diligente presso gli organi competenti a livello nazionale ed europeo per sostenere la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, nella parte relativa alla cooperazione scientifica e accademica, nonché l’esclusione di Israele dal programma Horizon Europe; si adoperi in vista di un reale coinvolgimento della comunità scientifica e accademica palestinese per la definizione di programmi di ricostruzione e progetti di ricerca, sulla base di adeguati finanziamenti; esiga dai propri vertici una costante trasparenza sulle collaborazioni scientifiche con paesi terzi laddove esistano rischi di violazione dei diritti umani. Non è più tempo di dichiarazioni evasive. Restare neutrali di fronte a un genocidio significa abdicare alla funzione stessa della ricerca pubblica, che coincide con la difesa della libertà, della giustizia e del pensiero critico. Sostenere i diritti del popolo palestinese – inclusa la ricostruzione di scuola, università e ricerca – significa oggi difendere il diritto di tutti a un mondo fondato sul rispetto dei valori fondamentali e sul diritto, non sulla forza.
Il coordinamento EPR4Palestine
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