Opere di Gabriele D’Annunzio immorali. Ancora oggi parlando del Vate si tirano fuori oscenità. Ridicolo!

ROMA - Perché la Santa Inquisizione mise all’Indice Gabriele D’Annunzio? Gabriele D’Annunzio all’Indice! Erano gli anni del Pontificato di Pio X, Pio XI e Pio XII. Più volte perseguitato e condannato per grave immoralità. La Santa Inquisizione avrebbe voluto che si bruciasse l’edizione  della Opera Omnia di Gabriele D’Annunzio. Sia per una esasperata sensualità sia perché voluta dal Duce. Gabriele D’Annunzio eretico? Non penso proprio che D’Annunzio possa essere considerato eretico. Non ravviso nella sua poetica, nel suo processo letterario, nessun elemento che possa ricondurre all’eresia.

Se i suoi libri sono stati inseriti dal Vaticano nell’elenco del Novecento all’Indice significa che coloro che lavorano nell’individuazione dei libri “proibiti” non conoscono affatto la letteratura e non sanno riconoscere il valore estetico e artistico dell’arte. Anche alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, in piena verifica della mobilitazione delle idee sulla Inquisizione, inserire D’Annunzio tra i libri proibiti denotava una totale assenza, da parte delle persone preposte a tale incarico, di qualsiasi concezione legata all’idea di arte ed essenza letteraria. Temo che il mondo vaticano continui ad essere avulso dal senso del Bello e della Bellezza.

Considerare nell’Ottocento Gabriele D’Annunzio un “pericoloso sensuale” significava  nascondere la grande arte e far trionfare una morale e un’ etica soltanto di facciata.

Ma da chi, ancora oggi, D’Annunzio viene considerato eretico e per quali motivi?

Venne accusato di gravi difetti sul piano della morale, tanto che si disse: “I gravi difetti che esse hanno dal punto di vista della morale cattolica non giustificano una solenne pubblicazione promossa dal governo nazionale”.

Uno scrittore che si è sempre considerato cristiano. Che ha fatto innalzare una statua di San Francesco d’Assisi al suo Vittoriale. Che ha scritto un testo su San Sebastiano, se pure in una chiave di lettura innovativa, e che si è confrontato con il valore degli Altari. D’Annunzio è vissuto in una famiglia cattolica, di formazione non illuminista, di estrazione letteraria contrapposta al Positivismo in filosofia e alla visione naturalista vera e propria.  È evidente la grande mancanza, da parte di chi ha stilato questo elenco, di una non conoscenza della letteratura e la volontà di voler offrire una interpretazione fuorviante del valore letterario estetico.

I titoli delle opere di D’Annunzio potrebbero essere tendenzialmente allusivi. Ma nei confronti di cosa? La Bellezza non è forse “il piacere” di osservare, di guardare, di toccare? Il suo primo romanzo è intitolato proprio Il piacere. Vi vengono narrate storie contraddittorie, vite di amanti travagliati.

Bisogna tener sempre presente che siamo nella letteratura. La vita di D’Annunzio è stata probabilmente molto lasciva?

Tuttavia, è possibile giudicare un artista? Seguendo questo ragionamento, tutti gli artisti dovrebbero essere messi all’Indice, perché la vita di un artista è la vita di una inquietudine perenne.

Il mondo cattolico, così facendo, dimostra di non comprende l’inquietudine di un artista, l’inquietudine di questa vita contraddistinta da percorsi esistenziali forti. Di non comprendere il valore estetico dell’arte. Non si crea arte con l’etica, con il moralismo o, peggio ancora, con il falso moralismo. Non si crea arte aderendo al vecchio motto: “Si fa, ma non si dice”. D’annunzio lo diceva e lo faceva.

Il suo primo romanzo Il piacere è un’opera letteraria di grande estetica. Quando vi si afferma che “il verso è tutto”, al di là della storia, non significa che la parola è tutto, bensì che la Bellezza lo è, poiché nel momento in cui la parola e il linguaggio diventano versi, si assiste al trionfo della Bellezza.
Sant’Agostino non ci ha forse insegnato proprio questo sublime concetto? Il cristianissimo ortodosso Dostoevskij non ci ha forse detto che la salvezza proviene dalla Bellezza? Ecco la profonda contraddizione della Inquisizione, con la bestialità di definirla “Santa Inquisizione”. Quando mai può essere “santa” una Inquisizione?

La Bellezza è un dono, esattamente come il piacere. Io scrivo per donare. D’Annunzio scriveva per dono, non per farsi per - donare. Attenzione. Il perdonare ha un inciso importante che è la composizione di “per-dono”. Io scrivo per dono. Per donare.

Nel Novecento all’Indice si leggono diverse chiose che fanno riflettere parecchio. Quando si parla di D’Annunzio lo si definisce in questi termini: “pericoloso sensuale Gabriele D’Annunzio, scrittore disapprovato tanto per la sua letteratura osceno-mistica quanto perché rappresenta in pieno le frange estreme di quel modernismo combattuto dalla Chiesa”.

Altra evidente contraddizione. Il mistico può essere osceno? L’osceno può avere qualche cosa di mistico?

Quando D’Annunzio compone le Laude che include il richiamo armonizzante a “laudato sii mio Signore”, è osceno? Quando racconta del Notturno, del Trionfo della Morte, del Fuoco, siamo nell’osceno, nel mistico, nella bellezza, nella visione sublime dei personaggi e degli amori? Come si fa a considerare osceno D’Annunzio? È sufficiente visitare il Vittoriale degli Italiani per rendersi conto come la Bellezza e l’estetica trionfino. Il concetto dannunziano del “per - donarsi” significa proprio concedersi alla Bellezza e concedere agli altri la Bellezza.

Novecento all’Indice  è un testo che non dovrebbe essere preso in considerazione. Chi crede e vive la letteratura non può porre all’Indice nessun libro. D’Annunzio è stato un grande innovatore della tradizione, sia sul versante del linguaggio  che delle forme. Quando si leggono queste osservazioni (tra cui quella di “pericoloso sensuale”) si dovrebbe riflettere molto sul concetto di metafisica della letteratura, sulla letteratura che si affida alla metafora e sulle arti che costituiscono l’espressione più intima, ma anche più ontologica, di una coscienza e di un cuore.

Un’espressione che diventa tensione umana, esistenziale, ovvero tensione sublimale all’interno del percorso artistico vero e proprio. Di conseguenza, l’operazione vaticana di mettere all’Indice Gabriele D’Annunzio denota semplicemente che non è mai stato letto. Non si può ignorare che accanto alla figura del Vate vi sia quella di Nietzsche, autore di Così parlò Zarathustra, Ecce Homo, L’Anticristo.

La paura di confrontarsi da parte delle “forze culturali del Vaticano” è indicativo del fatto che il confronto possiede una valenza di chiarezza, così come è chiaro che nel legame tra D’Annunzio, Nietzsche e Wagner a trionfare è il senso dell’arte, quell’arte che non può e non deve conoscere né moralismo, né etica, né ragione del moralismo che rischia di uccidere la creazione. Il poeta vive di fantasie, di finzioni all’interno di una griglia di simboli che non conosce morale.

D’Annunzio pericoloso sensuale… come se la sensualità fosse pericolosa… Persino con Libro segreto venne messo all’Indice. Comunque tutta la sua Opera Omnia è andata all’Indice. Non avevano ben compreso che D’Annunzio è il Novecento della bellezza!

Non sono quadri antichi quelli del monito che stabiliva le Opere di D’Annunzio immorali. Ancora oggi, purtroppo, parlando del Vate si tirano fuori questioni di “oscenità”. Aspetti ridicoli!

di Pierfranco Bruni

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