COMO - Il riflesso. In questi giorni si parla molto del caso di un barman che ha ucciso la propria compagna incinta di sette mesi. Non voglio entrare nello specifico perché al vaglio degli inquirenti, perché ancora non c'è stato un processo e, soprattutto, perché il lavoro approfondito spetta agli avvocati e ai magistrati. Quello che voglio portare alla vostra attenzione è, ancora una volta, la reazione delle persone. Mi manca molto il tempo dove non c'erano i social, al massimo c'era gente che parlava anche di faccende tanto importanti al bar, si scolava il suo bicchiere e la cosa finiva lì. Soprattutto ho nostalgia di un periodo dove si aveva rispetto delle competenze altrui: ognuno può e deve avere la propria opinione, questo è sacrosanto, ma non trovo per niente produttivo che chiunque, ora, esponga la propria teoria sui social, scalzando con noncuranza chi dovrebbe occuparsi di questo per lavoro, con professionalità e serietà.
I pensieri da Medioevo, brutali e insensati
Ancora una volta i media colmano fino all'inverosimile le ore di programmazione, sguazzando in crimini feroci; in situazioni che, da ogni parte le si voglia osservare, meriterebbero solo silenzio per il tanto dolore che hanno procurato ai tanti attori della vicenda. Ancor peggio è quando noto, in alcune pagine di persone che conosco da anni, vantarsi di quanto seminano, asserendo che sia giusto rimettere la pena di morte per questi individui. Aggravano il pensiero le risposte che ottengono, con molti che chiedono che il tizio venga lasciato libero in piazza per far sì che ci pensi la gente. Un pensiero da medioevo, brutale e insensato. Mi spiego meglio: il barman, per proprio egoismo e incapacità di provare empatia, ha ben pensato, di fronte a un problema, di liberarsi di un essere umano uccidendolo. Chi invoca la pena di morte, per paura di queste situazioni, per dissociarsi da ciò e per incapacità di trovare una soluzione che possa creare dalla morte la vita, quindi di fronte a un problema: pensa sia giusto liberarsi di un essere umano uccidendolo.
Nei Paesi con la pena di morte non diminuisce la criminalità
Vedete come collimano questi sentimenti sbagliati? Di fatto tutto parte dallo stesso sentire. Forse anche per questo certe persone si lasciano andare a commenti tanto dolorosi: perché vogliono mettere delle distanze fra quanto ritengono essere il male, ma facendolo esternando ulteriore male, perché anche loro non sanno estrarre dal cilindro altro. Chi commette femminicidio, ve lo posso assicurare, non si ferma nemmeno davanti alla paura di finire in carcere. Molti di loro si suicidano, quindi a cosa servirebbe una pena tanto disumana? Inoltre, laddove esiste ancora questa pena, non c'è una diminuzione della criminalità e, spesso, questa porta a uccidere persone innocenti, colpendo chi è più povero e pertanto impossibilitato a difendersi adeguatamente. Oggi più di tre quarti dei paesi al mondo ha abolito la pena capitale. Per nostra fortuna viviamo in uno Stato di diritto, altrimenti anche questi signori che si stracciano le vesti invocandola, potrebbero esserne vittime a loro volta; oppure i loro figli, i loro nipoti... ma come sempre, finché non provano sulla loro pelle le conseguenze del male, non riescono ad arrivare a comprenderlo fino in fondo.
Urgente educare i nostri ragazzi al rispetto verso l'altro
Vedono un colpevole e non sanno andare oltre. Io voglio una società che, nel caso dei femminicidi, faccia la sola cosa che possa impedire che questi accadano: educare i nostri ragazzi al rispetto verso l'altro. Che educhi ai valori morali e sociali. Di certo invocare la pena di morte è già aver perso qualcuno di questi valori. Quindi, mettendovi di fronte a uno specchio, notate come anche il vostro riflesso non sia altro che l'altra parte della medaglia di chi andate a giudicare. E, soprattutto, lasciamo questi discorsi a chi ha studiato per parlarne, per affrontarli, per giudicarli. I tuttologi del web, francamente, hanno davvero rotto.
di Miriam Ballerini
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