ROMA - L'Associazione nazionale guide turistiche non plaude al Ddl che disciplina la professione della guida turistica, approvato dalla Camera dei deputati il 7 dicembre 2023, e con Angt anche le 30 associazioni locali di tutto il territorio nazionale, che già nel giugno 2023 avevano manifestato al Ministero la loro contrarietà nei confronti della guida “generalista”, in favore di una guida con specializzazione territoriale regionale. Come sempre sostenuto ai tavoli di concertazione, Angt - pur condividendo alcuni articoli del Ddl - è assolutamente contraria a quelli che di fatto, istituendo la figura di guida “generalista” con eventuale facoltà di specializzazione, liberalizzano la professione non garantendo standard di qualità culturali e linguistici adeguati per uno svolgimento della professione dignitoso e rispettoso dei consumatori. Angt esprime contrarietà anche per il livello linguistico richiesto: per entrambe le lingue si dovrebbe richiedere un livello pari a C1, in quanto il livello B2 previsto per la seconda lingua non è sufficiente per una mediazione culturale adeguata.
Molti dei provvedimenti presentati come innovativi esistono da sempre
Ci sono inoltre altri articoli che dimostrano la debolezza del Ddl, come per esempio l’obbligo di aggiornamento a spese delle guide, tipico delle professioni ordinistiche, mentre la guida turistica è una professione regolamentata senza albo o collegio. A tal proposito l'Associazione nazionale guide turistiche non capisce perché si continui a sostenere che il Disegno di legge abbia creato un Albo professionale, cosa non assolutamente corretta: il Ddl parla dell’ iscrizione su domanda, ad un elenco nazionale, non parla di Albo professionale. Inoltre, l’obbligo di assicurazione introdotto dal Ddl, che sempre ha visto Angt contraria, scaricherà sui professionisti le responsabilità che dovrebbero essere onere dei tour operator e delle agenzie di viaggio che intermediano le visite guidate. È doveroso ricordare che molti dei provvedimenti presentati come innovativi esistono da sempre: superamento di un esame di abilitazione, iscrizione ad elenchi regionali, possesso di un cartellino professionale di riconoscimento, gratuità nei musei e siti, controlli nei confronti dell’abusivismo.
Una legge che non riabilita la professione della guida turistica, ma ne è la pietra tombale
Angt è estremamente preoccupata per il futuro occupazionale delle potenziali giovani guide, che non avendo da subito una preparazione adeguata, garantita a nostro vedere da una specializzazione regionale e da un livello linguistico utile per la corretta esposizione e divulgazione del patrimonio storico artistico, si troveranno in balia del mercato, soprattutto quello gestito dalle piattaforme offshore e delle sue logiche in cui prevale il prezzo e non il merito. Le conseguenze pratiche di questo Ddl sono evidenti: mancanza di professionisti preparati per le esigenze di un consumatore esigente e sempre più interessato alle specificità dei territori, nessuna ricaduta economica sui territori stessi che saranno depredati dalle piattaforme e di conseguenza, incentivo al turismo di massa, in schizofrenica contraddizione con quanto sostenuto dal Piano strategico del turismo nei riguardi del turismo sostenibile e responsabile. Inoltre, gli oneri economici dati dalle specializzazioni facoltative, dall’aggiornamento e dall’assicurazione obbligatori, disincentiveranno le potenziali giovani guide ad assumersi oneri fiscali e previdenziali, preferendo lavorare in maniera occasionale e saltuaria. Dopo 10 anni di attesa e di promesse, durante i quali la professione era scaduta in modo vergognoso, ci ritroviamo con una legge che non la riabilita, ma ne è la pietra tombale.
Anna Bigai (presidente Angt)
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