NAPOLI - Al Teatro Instabile Napoli, il 12 e il 13 gennaio 2024, alle ore 20, il 14 gennaio alle ore 18, in scena "Mater Camorra 'o paraustiello da Squarciona", di Gianni Sallustro e Nicla Tirozzi, regia di Gianni Sallustro. Al Teatro Instabile Napoli "Mater camorra o’ paraustiello da Squarciona" adattamento da Brecht di Gianni Sallustro e Nicla Tirozzi. La regia è di Gianni Sallustro. In scena Nicla Tirozzi, Gianni Sallustro, Gianluca Cangiano, Tommaso Sepe, Francesca Fusaro, Stefania Vella, Carlo Paolo Sepe, Davide Vallone, Antonio Pio Del Vecchio, Enrico Annunziata, Noemi Iovino, Luigi Guerra, Salvatore Ciro Tufano, Vincenza Granato, Nancy Pia De Simone, Paola Carillo, Rosa Vanese, Maria Crispo, Roberta Porricelli, Gabriella Perillo, Rossana Romano, Chiara Esposito, Stella Romano. I costumi sono di Costantino Lombardo, scenografie Sacs, ottimizzazione di Marcello Radano e styling di Rosa Ferrara.
Gianni Sallustro: in tempo di guerra le donne costrette a sopportare un sovrappiù di violenza
«Questo spettacolo nato da un’idea di Michele Del Grosso nel 2002 - dichiara il regista Gianni Sallustro - festeggia vent’anni di messa in scena. Si può pensare che le donne siano contro le guerre perché nell’immaginario collettivo è il sesso maschile che combatte. Se invece consideriamo intrecciati privato e pubblico, individuo e collettivo, femminile e maschile, in guerra la parte sostenuta consapevolmente dalle donne è sempre stata grande. Sono le donne a garantire solidarietà ed affetti a chi agisce in un teatro di odio e di distruzione. E ancora, in tempo di guerra, sono le donne, oltre a decidere di poter combattere in prima linea, a sopportare un sovrappiù di violenza: gli stupri, la prostituzione coatta oppure la riduzione alla funzione di cura ed assistenza».
La guerra dei trent’anni si trasforma nello scontro perenne fra i clan, con il surplus di degrado e “bestialità”
Anna Fierling, la celebre vivandiera di Brecht, diventa in “Mater Camorra”, Anna ‘a squarciona (Nicla Tirozzi), mentre i suoi tre figli, Eilif, Schweizerkas e Kattrin la muta, vengono ribattezzati Rafele, Tonino e Catarina. Tra gli altri personaggi c’è il Cappellano, (Gianni Sallustro), personaggio che rappresenta una casta di persone paurose e false. Lui non si fa problemi a rinunciare alla sua devozione alla Chiesa per sopravvivere. Il cappellano è inquietante, corrotto, mefistofelico e con connotati zoomorfi, come il resto degli altri personaggi del testo rivisitato. In questa rilettura del drammaturgo di Augusta la vicenda di “Madre Courage” è ambientata nei vicoli di Napoli e nella provincia napoletana e la guerra dei trent’anni si trasforma nello scontro perenne fra i clan, con il surplus di degrado e “bestialità” che questo comporta. Caratteristiche del lavoro: Il linguaggio con cui si esprimono gli attori è un insieme dei vari dialetti campani.
Gaetano Montanino viene ucciso il 4 agosto 2009 durante una sparatoria a Napoli
Lo zoomorfismo è una caratteristica fondamentale dei personaggi dello spettacolo per sottolineare la loro “bestialità”. La “Guerra dei Trent’anni” viene attualizzata nello scontro perenne fra i clan sottolineato da un coro greco di animali che fa immergere lo spettatore in una giungla. I costumi sono ricoperti di soldi macchiati di sangue per evidenziare che il “Dio denaro” è l’unico interesse dei camorristi. Elemento scenografico dello spettacolo è un carro. Sui suoi quattro lati, sono riprodotte le capuane Matres Matutae che, come sfingi, custodiscono l’enigma della vita. Nello spettacolo si parla delle vittime innocenti della criminalità e di Gaetano Montanino a cui Mater Camorra e’ dedicato. Guardia giurata, Montanino viene ucciso il 4 agosto 2009 durante una sparatoria avvenuta in piazza Mercato a Napoli, mentre stava svolgendo la sua ordinaria attività di controllo. Montanino e un collega, sono nella macchina di servizio dell’istituto per cui lavorano, “la Vigilante” per il loro abituale giro di controllo delle attività commerciali quando improvvisamente sono avvicinati da quattro delinquenti che intimano loro la consegna delle armi.
Gaetano Montanino è riconosciuto “vittima del dovere” con decreto del capo di polizia
La guardia giurata Gaetano Montanino non cede alle pressioni dei rapinatori e non consegna l’arma di ordinanza, consapevole che la stessa sarebbe stata usata dai rapinatori per commettere altri reati, sacrificando la propria stessa vita. Gaetano viene colpito da 7 colpi di pistola, il compagno è più fortunato, i sei proiettili che lo raggiungono non ledono parti vitali. Processati e condannati i responsabili dell’omicidio. Gaetano Montanino è riconosciuto “vittima del dovere” con decreto del capo di polizia n. 599/C/3/GG/34 del 13 marzo 2013.
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