CATANZARO - Giovedì 15 febbraio 2024, nelle province di Catanzaro e Cosenza, e in altre località del territorio nazionale, i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Catanzaro e il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria con il supporto dei militari della Legione Carabinieri Calabria, appartenenti ai comandi territorialmente competenti, e del personale dei Nuclei investigativi regionali del Corpo della polizia penitenziaria, hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, su richiesta della procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di 38 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, rispettivamente ipotizzati nei loro confronti, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, concorso esterno in tali associazioni, nonché istigazione alla corruzione, corruzione anche con l’aggravante mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, procurata evasione, falso e truffa ai danni dello Stato.
Utili le acquisizioni e le analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia
In particolare, dei 38 indagati, 16 sono raggiunti dalla misura di custodia cautelare in carcere, 10 sono destinatari della misura degli arresti domiciliari, 5 sono destinatari della misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. e 7 della misura della sospensione dall’esercizio delle funzioni per un anno. L’indagine condotta congiuntamente dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e dal personale del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, e caratterizzate dalla specificità di procedere all’acquisizione di elementi probatori all’interno dell’istituto penitenziario, si è sviluppata mediante attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti, servizi di Ocp, riscontri “sul campo”, affiancata da acquisizioni e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri. Gli elementi indiziari acquisiti hanno consentito di delineare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) due presunti sodalizi criminali, operanti all’interno della casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro - Siano, dediti, rispettivamente, allo spaccio di stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana all’interno del carcere, e all’introduzione, utilizzo e vendita di cellulari e sim card nel citato istituto penitenziario - riporta il comunicato stampa dell'Arma dei carabinieri -.
Operante della polizia penitenziaria avrebbe ricevuto compensi da familiari di detenuti
I due sodalizi farebbero capo ai medesimi soggetti ritenuti, indiziariamente, promotori e organizzatori, con il coinvolgimento, sul piano indiziario, di detenuti, loro congiunti, un operante della polizia penitenziaria e un avvocato. Sarebbero emerse, sul piano indiziario, reiterate condotte omissive e commissive, da parte di un direttore dell’amministrazione penitenziaria e di un funzionario della polizia penitenziaria, finalizzate ad acquisire la benevolenza dei detenuti per evitare difficoltà di gestione dell’istituto carcerario e pregiudizi di carriera, integranti, a livello indiziario, così come condiviso in fase cautelare dal Gip, la condotta di concorso esterno rispetto ai sodalizi operativi all’interno dell’istituto penitenziario. È emersa, altresì, sul piano indiziario, la condotta di un altro operante della polizia penitenziaria, che avrebbe ricevuto compensi da familiari di detenuti, riconosciuti vicini a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati, in cambio promesse di utilità economiche, con la ritenuta sussistenza della gravità indiziaria in ordine al delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso.
Vendita e cessione in uso dei cellulari all’interno del carcere
È stata, altresì, ritenuta, la gravità indiziaria in ordine alle condotte illecite di altri agenti di polizia penitenziaria, rispettivamente ipotizzati nei loro confronti, circa i controlli sui pacchi in ingresso nel carcere e l’appropriazione di derrate alimentari. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal Gip, di carte prepagate che sarebbero state utilizzate da alcuni indagati per ricevere il denaro provento dalla vendita, o dalla cessione in uso, dei cellulari all’interno del carcere, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia gestiti da un imprenditore cosentino, che sarebbe organico all’associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, che avrebbe attivato e fittiziamente intestato le schede telefoniche da consegnare ai detenuti. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.
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