Non si ferma la concorrenza fiscale sleale tra i Paesi Ue

ROMA - Il mercato unico resta il principale motore di crescita, produttività e competitività dell’economia europea. Ciò nonostante, esso è per un verso ancora imperfetto e richiede di essere completato, mentre, per altro verso, risulta esposto a rischi crescenti di frammentazione per cui il suo sviluppo non potrà che essere al centro delle priorità della nuova legislatura europea. Diversi sono i fattori che impediscono al mercato unico e alla libera concorrenza di funzionare correttamente a beneficio di tutti. Rileva, in primis, l’allentamento della disciplina degli aiuti di Stato decisa a livello europeo nel marzo 2023 con il “Quadro temporaneo di crisi e transizione”, che ha previsto, tra l’altro, che i Paesi membri possano eguagliare i sussidi promessi da uno Stato extra-Ue per favorire l’insediamento delle imprese sul suolo europeo. Una simile misura è destinata a innescare una pericolosa corsa dei singoli Stati ai sussidi, avvantaggiando i Paesi finanziariamente più forti e creando un elevato e oggettivo rischio di distorsioni competitive all’interno dell’Unione europea.

Aiuti per un valore pari a 902 milioni di euro a favore di un produttore svedese di batterie

Nel corso del 2022 e nella prima metà del 2023, sono stati erogati alle imprese circa 141 miliardi di euro, pari al 19,3% degli aiuti approvati e allo 0,6% del Pil dell'Ue-27 nel 2022 e nella prima metà del 2023. Considerando gli elementi di aiuto stimati in percentuale del Prodotto interno lordo, la Germania è il Paese che ha speso di più, con un’incidenza dello 0,9% sul Pil. L’Italia, in confronto, ha erogato aiuti solo per lo 0,2% del Pil. Significativa, in tal senso, è la recente decisione della Commissione di autorizzare aiuti per un valore pari a 902 milioni di euro a favore di un produttore svedese di batterie per impedire che lo stesso, attratto dai sussidi dell’Inflation Reduction Act, abbandonasse il progetto di costruzione di una gigafactory in Germania a favore degli Stati Uniti d'America. Tale flessibilità in materia di aiuti di Stato, pur dettata dall’urgenza di fronteggiare le insidie provenienti dall’economia statunitense e asiatica, non può che provocare la frammentazione del mercato unico e una disparità anche in termini di sviluppo tecnologico tra gli Stati membri, atteso il prevedibile effetto che da essa scaturirà in termini di concentrazione degli investimenti solo in alcune aree europee.

Proroga della scadenza per la cornice temporanea degli aiuti di Stato

In realtà, per rispondere alle sfide derivanti dai nuovi equilibri occorre ritrovare quella comunità di intenti tra gli Stati membri che è alla radice del progetto comune europeo. Solo con strumenti e risorse comuni si può garantire una crescita uniforme e coesa dell’economia europea, non potendo nessun Paese membro - neppure la Germania - minimamente competere con i quasi 500 miliardi di dollari di sussidi previsti dagli Stati Uniti. In questa prospettiva, occorre riprendere il progetto di istituire un fondo sovrano europeo. Si tratta di un tema che dovrà essere in cima alle priorità nella nuova Commissione europea insieme con la chiara consapevolezza che l’eventuale proroga della scadenza per la cornice temporanea degli aiuti di Stato, oggi prevista a fine 2025, arrecherebbe un duro colpo al mercato unico. Una seconda criticità discende dall’utilizzo crescente dei poteri speciali per la tutela degli interessi strategici nazionali, che condiziona lo svolgimento delle attività economiche sulla base di criteri e logiche estranee al mercato, alterando la concorrenza.

Il mercato unico resta, e deve restare, la risorsa più preziosa per l'Unione europea

In quest’ottica, non può non destare preoccupazione il fatto che in alcuni casi il golden power, da strumento eccezionale nato per il controllo degli investimenti provenienti da Stati che non garantiscono la reciprocità, si è trasformato in un meccanismo di generale monitoraggio dei beni considerati strategici e delle vicende societarie e patrimoniali che li interessano, anche in assenza di elementi extra-UE o perfino di elementi di trans-nazionalità. Occorre, dunque, prudenza per evitare l’abuso di uno strumento sì necessario, ma pur sempre distorsivo del mercato sotto il profilo della governance dell’impresa, che spesso diventa non contendibile, in tal modo scoraggiando l’innovazione e la disponibilità ad assumere rischi imprenditoriali. Da ultimo, persiste in tutta la sua gravità il problema, già molte volte denunciato, della concorrenza fiscale sleale tra Paesi dell'Unione europea, che mina non solo l’equa competizione tra le imprese, ma le fondamenta stesse della casa comune europea. In definitiva, il mercato unico resta, e deve restare, la risorsa più preziosa per l’Unione europea e per ciascun Paese membro, per cui occorre recuperare la capacità di visione e lo spirito di solidarietà che hanno permesso di superare la crisi pandemica.

Nella relazione annuale del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli, presentata mercoledì 17 aprile 2024 alla Camera dei deputati.

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