L'avviso di garanzia che Giorgia Meloni dovrebbe notificare ai magistrati

lorenza morello su avviso di garanzia a giorgia meloni
Lorenza Morello

ROMA - L’avviso di garanzia notificato martedì 28 gennaio 2025 alla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, altro non è che l’ultimo atto di una farsa grottesca che si protrae da troppo tempo, quella di una giustizia che continua a pretendere di farsi chiamare tale, ma che giustizia non è. La scorsa settimana abbiamo visto le toghe in piazza che fingevano di battersi per la riforma sulla separazione delle carriere. Ma è noto a tutti che a nessun magistrato importi proprio nulla sulla riforma delle carriere… esiste una norma che vieta a giudici e avvocati che esercitano nella stessa Corte di appello di essere “commensali abituali”, la stessa viene da sempre prontamente aggirata o ignorata da magistrati e avvocati che non solo pranzano ma addirittura convivono stabilmente, semplicemente  evitando di sposarsi e mantenendo due indirizzi di residenza differenti. Lo stesso escamotage troverebbero in caso di riforma sulla separazione delle carriere.

Tutti i magistrati iscritti all’Anm circostanza veramente strana e inspiegabile

Ciò che i magistrati non vogliono e temono, in realtà, è il sorteggio per la scelta dei membri togati del Csm. E perché secondo voi? Gli studi sull’uso del sorteggio nell’ambito del diritto pubblico mostrano che questo è lo strumento per rompere le maggioranze precostituite. Il sorteggio conferisce a qualunque magistrato eguali chances di far parte del Consiglio superiore della magistratura. In questo modo, l’organo diventa di nuovo un organo di ponderazione, esame e valutazione della carriera dei magistrati. Con buona pace delle correnti. Il fatto poi che quasi tutti i magistrati siano iscritti all’Anm è una circostanza veramente strana e inspiegabile, per citare il professore Cassese. Il dibattito sulla riforma della giustizia, lo si sa, è coevo della giustizia stessa, ma è ormai destituito di ogni fondamento che esista un ordine professionale che va sempre e comunque esente da ogni responsabilità. E che usa la giustizia come grimaldello politico, infangandone la ratio e il ruolo.

Ogni anno sono circa mille le persone che in Italia finiscono in carcere per un errore giudiziario

Peraltro, grida vendetta che quando i procedimenti si concludono in un nulla di fatto, il magistrato non paghi mai -cosa che non accade a nessun altro professionista al mondo- ma sia invece sempre una comunità incolpevole a farsi carico delle colpe dei “soliti impuniti”. Se si vuole davvero riformare la giustizia, si inizi facendo pagare al magistrato in persona l’esito di un cattivo operato o di un procedimento pretestuoso e politicizzato. E basta con l’avanzamento automatico delle carriere. Nel solo 2020 l’Italia ha speso 46 milioni di euro come risarcimenti per ingiuste detenzioni ed errori giudiziari. Tirati fuori dalle nostre tasche. E ogni anno sono circa mille le persone che in Italia finiscono in carcere per un errore giudiziario. È ora che i magistrati paghino in prima persona quando sbagliano. Questo è l’avviso di garanzia che la presidente Meloni dovrebbe far prevenire a loro.

di Lorenza Morello

Ricerche Correlate

Commenti