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I carabinieri di Trieste tengono sotto controllo un centro massaggi |
TRIESTE - Denunciata una cittadina cinese per sfruttamento della prostituzione con sequestro preventivo dell’immobile adibito a “centro massaggi”. Durante la primavera del 2025, dopo un’attenta attività di monitoraggio su vari “centri massaggi” gestiti da cittadini cinesi, i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Trieste Via Hermet hanno acquisito dei sospetti su un’attività, ubicata nel centro cittadino, in cui la titolare, una 47enne di nazionalità cinese, sfruttava la propria dipendente connazionale, inducendola a esercitare attività di prostituzione. Le indagini, dirette dal pubblico ministero Federico Frezza anche grazie al ricorso ad attività tecnica, hanno permesso di accertare la responsabilità della donna. È stato, infatti, monitorato un flusso giornaliero di una ventina di clienti che, per ogni prestazione sessuale, corrispondevano una somma variabile tra 80 e 120 euro. La maîtresse, al fine di sviare eventuali indagini, aveva dato disposizione alla meretrice di nascondere il denaro sotto a un tappeto per prelevarlo in un momento differente, in modo tale da non essere entrambe presenti nello stesso momento.
Quasi mai si registrino episodi di violenza brutale ed eclatante
Onde evitare il degenerare della situazione e interrompere l’attività illecita, nei giorni scorsi i carabinieri hanno proceduto a controllare e perquisire l’immobile utilizzato per il meretricio, all’interno del quale è stata rinvenuta varia documentazione probatoria nonché parte del denaro in contanti provento dell’attività illecita. L’esercente è stata, quindi, deferita in stato di libertà per favoreggiamento della prostituzione, l’appartamento sottoposto a sequestro preventivo, poi convalidato dal Giudice per le indagini preliminari. Occorre evidenziare la particolarità del fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, specie quello riguardante donne straniere. Infatti, sebbene pressoché quasi mai si registrino episodi di violenza brutale ed eclatante che possano portare alla luce il fenomeno, né vi siano mai casi di ribellione da parte delle donne soggiogate, in realtà la gestione dei centri massaggi cela fenomeni di grave sfruttamento delle donne che vi “lavorano”, alle quali vengono imposti turni pesantissimi (in genere dalle 9 alle 23, senza mai o quasi mai uscire, nemmeno per consumare i pasti) e con corresponsione di compensi irrisori, che raramente superano il 20% dell’incasso.
Atteggiamento meramente passivo e “ricettivo” delle denunce delle donne sfruttate
Si tratta evidentemente di uno sfruttamento intollerabile in una società civile, caratterizzato da vittime silenziose e invisibili; ovvero da soggetti fragili in quanto del tutto incapaci (soprattutto per la scarsa conoscenza della lingua italiana, ma anche per paura degli sfruttatori e per timore di ritorsioni verso i parenti) di far valere i propri diritti fondamentali. Per tale motivo, per fare emergere tutto ciò è assolutamente indispensabile avviare indagini di iniziativa, cosa che la procura della Repubblica di Trieste sta facendo. Solo così, adottando cioè un atteggiamento proattivo, possono emergere i delitti di sfruttamento continuativo e professionale della prostituzione altrui e si può dare alle donne soggiogate una possibilità di uscire dalla clandestinità. In caso contrario, se si adottasse, cioè, un atteggiamento meramente passivo e “ricettivo” delle denunce delle donne sfruttate, che non segnalano perché non hanno il coraggio e la forza di ribellarsi, delitti di questa portata rimarrebbero nascosti e impuniti (occorre ricordare che nei casi più gravi, arrivano fino alla schiavitù). Il procedimento penale nei confronti dell’indagato è ancora in nella fase delle indagini preliminari, che la sua responsabilità effettiva sarà vagliata nel corso del successivo processo, non sono fornite le generalità dell’indagato né elementi per la sua identificazione.
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