Emanuela Di Napoli Pignatelli: quando si pensa di essere arrivati in Paradiso, tra albatros e balene in Antartide
NAPOLI - Difficile scrivere di un posto meraviglioso e di un viaggio indimenticabile, dal quale torni sicuramente più maturo e consapevole, quando al tuo ritorno a casa ti trovi in un film, di quelli che mai avresti creduto di vivere. Parlo del mio ultimo viaggio, in termini di tempo, in Antartide, dal quale sono tornata quando il lockdown in Italia era in vigore già da nove giorni.
Andiamo con ordine... Sono partita per la mia spedizione in collaborazione con il National Geographic, intorno al 20 febbraio scorso, quando la minaccia della pandemia ancora non sembrava reale, sono arrivata tranquillamente in Sud America, dove assolutamente non si parlava di Covid-19.
Da Buenos Aires, ho preso un volo per Ushuaia, che insieme con la dirimpettaia cilena Puerto Williams sono le città più a sud del mondo, affacciate entrambe sullo stretto canale di Beagle; si contendono il primato di essere le più australi del pianeta. Se non fosse per la latitudine, a Ushuaia potresti pensare di essere in un piccolo paesino di montagna delle Alpi o dei Pirenei. Da questo piccolo luogo però si spalanca la porta del sesto continente, l'Antartide, che viene considerata la più inospitale delle terre, con inverni polari che sfiorano i -80 gradi, ed estati che hanno punte di -20/30.
Da Buenos Aires, ho preso un volo per Ushuaia, che insieme con la dirimpettaia cilena Puerto Williams sono le città più a sud del mondo, affacciate entrambe sullo stretto canale di Beagle; si contendono il primato di essere le più australi del pianeta. Se non fosse per la latitudine, a Ushuaia potresti pensare di essere in un piccolo paesino di montagna delle Alpi o dei Pirenei. Da questo piccolo luogo però si spalanca la porta del sesto continente, l'Antartide, che viene considerata la più inospitale delle terre, con inverni polari che sfiorano i -80 gradi, ed estati che hanno punte di -20/30.
Perché ho scelto l'Antartide per un viaggio di studio e scoperta? Perché l'Antartide è l'unico posto del mondo che i potenti hanno deciso di preservare dallo sfruttamento a fini economici o politici. In base al trattato Antartico del 1959 firmato da 53 Paesi si sancisce che è possibile utilizzare il territorio solo per fini pacifici, ricerche scientifiche, cooperazione tra i popoli, protezione dell'ambiente. Qui vigono, inoltre, norme molto severe per la regolazione del turismo.
Quando mi hanno detto che l'Antartide andasse conquistata, non immaginavo senza dubbio, quanto fosse vero, ma dopo due giorni di navigazione nel passaggio di Drake, uno dei tratti di mari più leggendari e temuti del pianeta, nel quale si scontrano gli oceani Pacifico ed Atlantico meridionali, e su cui soffiano le impetuose "Westerlies australi", i fortissimi venti occidentali dell'emisfero meridionale che scorrono lungo le medie e basse latitudini, ho capito che le leggende hanno sempre un fondo di verità!
Abbiamo affrontato onde alte quasi venti metri, che non ci hanno permesso per una intera giornata di stare in piedi, e quando siamo arrivati al riparo delle isole Shetland, e il vento e il mare ci hanno dato tregua, per un momento ho pensato di essere arrivata in Paradiso, e in un certo senso lo era!
Un miraggio fatto di ghiacci, una luce a tratti nitidissima e a tratti velata da una fitta nebbia, la temperatura che quest'anno contrariamente alle medie stagionali che la volevano sotto i 40 gradi, ci ha invece riscaldati con punte intorno ai 18 gradi sopra lo 0. Ma quello che realmente incanta, oltre ai paesaggi che sono veramente mozzafiato, è la curiosità con la quale gli animali si avvicinano all'essere umano. Gli animali in Antartide non hanno memoria di caccia, sono quindi ben disposti verso l'uomo.
Un miraggio fatto di ghiacci, una luce a tratti nitidissima e a tratti velata da una fitta nebbia, la temperatura che quest'anno contrariamente alle medie stagionali che la volevano sotto i 40 gradi, ci ha invece riscaldati con punte intorno ai 18 gradi sopra lo 0. Ma quello che realmente incanta, oltre ai paesaggi che sono veramente mozzafiato, è la curiosità con la quale gli animali si avvicinano all'essere umano. Gli animali in Antartide non hanno memoria di caccia, sono quindi ben disposti verso l'uomo.
Quello che porterò per sempre nel mio cuore è sicuramente l'esperienza di una traversata in canoa, io e mia figlia Alessandra, da sole, tra gli iceberg che pigramente fluttuavano sull'acqua e accompagnate da tre gigantesche balene che nuotavano placide al nostro fianco.
L'emozione che ho provato è stata indescrivibile, e mi sono detta che era un appuntamento che avevamo da diversi anni. Le avevo cercate senza riuscire a vederle o vedendole da molto lontano in Islanda, in Canada, a Mauritius e alle Canarie, ma nella vita c'è un tempo per tutto ed il nostro incontro doveva essere perfetto, come lo è stato.
L'emozione che ho provato è stata indescrivibile, e mi sono detta che era un appuntamento che avevamo da diversi anni. Le avevo cercate senza riuscire a vederle o vedendole da molto lontano in Islanda, in Canada, a Mauritius e alle Canarie, ma nella vita c'è un tempo per tutto ed il nostro incontro doveva essere perfetto, come lo è stato.
L'idea di essere tra i pochi umani ad avere messo piede sul territorio Antartico, mi emoziona, sulla costa ho potuto ammirare da vicino i pinguini, gli scienziati con i quali viaggiavo mi hanno spiegato che sono monogami, si riconoscono tra migliaia di esemplari, e formano coppie che restano insieme per tutta la vita, entrambi si dedicano alla cova delle uova a turno, ed entrambi raggiungono il mare per nutrire i cuccioli. Questi animali che nuotano in modo elegante e armonioso, fuori dall'acqua sono invece goffi, ma si avvicinavano con curiosità al nostro gruppo.
La navigazione con la piccola imbarcazione sulla quale viaggiavo è stata assolutamente indimenticabile, interi pomeriggi trascorsi nella cabina di comando a scrutare l'orizzonte in cerca di una foca che riposava serena su un iceberg alla deriva, o la ricerca della direzione più giusta, la rotta infatti non era mai stabilita e poteva variare in qualsiasi momento in base alle condizioni meteorologiche più favorevoli o semplicemente perché un enorme pezzo di ghiaccio chiudeva l'entrata di un canale stretto.
Ancora ripenso all'arrivo nel mare di Weddel, dove la banchisa si era appena rotta trasformandolo in una grande distesa di ghiaccio sottilissimo e crepato che sotto il sole scintillava, ed appariva di un azzurro intenso,dovuto ad un gioco di luci, che colora gli iceberg di blu. Il mio viaggio prevedeva interi pomeriggi di studio, per comprendere bene quello che di giorno potevamo apprezzare dal vivo, così abbiamo potuto capire come mai il ghiaccio semi sciolto si tingeva di rosso a Charcot Port o a Peterman Island, un fenomeno del tutto naturale, il colore rosso è dovuto ad un'alga endemica dei territori antartici che alberga al di sotto dei ghiacci, a causa delle temperature più alte registrate negli ultimi tempi però, si è sciolto più ghiaccio di ciò che avviene normalmente, ed è per questo che si è rivelata in maniera più netta, rispetto a quando rimane sepolta sotto la bianca coltre.
L'ultimo ricordo meraviglioso di questo splendido territorio è stato l'arrivederci, il ritorno nello stesso passaggio di Drake, che temevo da quando ero arrivata quindici giorni prima, è stato meraviglioso, gli albatros e le balene, ci hanno accompagnato mentre il battello navigava dolcemente verso il Sud America.
La consapevolezza che se ci impegnassimo di più nella preservazione del pianeta, ne gioverebbe anche la nostra salute mi è apparsa stridente con quanto ho trovato al mio ritorno nel mondo reale.
La magia di questo viaggio mi accompagnerà per sempre.
La navigazione con la piccola imbarcazione sulla quale viaggiavo è stata assolutamente indimenticabile, interi pomeriggi trascorsi nella cabina di comando a scrutare l'orizzonte in cerca di una foca che riposava serena su un iceberg alla deriva, o la ricerca della direzione più giusta, la rotta infatti non era mai stabilita e poteva variare in qualsiasi momento in base alle condizioni meteorologiche più favorevoli o semplicemente perché un enorme pezzo di ghiaccio chiudeva l'entrata di un canale stretto.
Ancora ripenso all'arrivo nel mare di Weddel, dove la banchisa si era appena rotta trasformandolo in una grande distesa di ghiaccio sottilissimo e crepato che sotto il sole scintillava, ed appariva di un azzurro intenso,dovuto ad un gioco di luci, che colora gli iceberg di blu. Il mio viaggio prevedeva interi pomeriggi di studio, per comprendere bene quello che di giorno potevamo apprezzare dal vivo, così abbiamo potuto capire come mai il ghiaccio semi sciolto si tingeva di rosso a Charcot Port o a Peterman Island, un fenomeno del tutto naturale, il colore rosso è dovuto ad un'alga endemica dei territori antartici che alberga al di sotto dei ghiacci, a causa delle temperature più alte registrate negli ultimi tempi però, si è sciolto più ghiaccio di ciò che avviene normalmente, ed è per questo che si è rivelata in maniera più netta, rispetto a quando rimane sepolta sotto la bianca coltre.
L'ultimo ricordo meraviglioso di questo splendido territorio è stato l'arrivederci, il ritorno nello stesso passaggio di Drake, che temevo da quando ero arrivata quindici giorni prima, è stato meraviglioso, gli albatros e le balene, ci hanno accompagnato mentre il battello navigava dolcemente verso il Sud America.
La consapevolezza che se ci impegnassimo di più nella preservazione del pianeta, ne gioverebbe anche la nostra salute mi è apparsa stridente con quanto ho trovato al mio ritorno nel mondo reale.
La magia di questo viaggio mi accompagnerà per sempre.
di Emanuela Di Napoli Pignatelli
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