NAPOLI - Al Teatro Bellini “L'interpretazione dei sogni” dal 12 al 17 marzo 2024 di e con Stefano Massini. Liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud, produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Teatro della Toscana in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa. Sapevate che durante la notte abbiamo una specie di telegrafo che ci mette in contatto con una parte di noi? Che sogno e realtà sono stanze comunicanti? Stefano Massini, in teatro a Napoli, è nato a Firenze nel 1975, Sigmund Freud il 6 maggio del 1856 a Freiberg (oggi Příbor). Cosa hanno in comune? Ambedue hanno la stessa età quando riabilitano l’importanza dei sogni nella nostra quotidianità. Questi due uomini usano il monologo interiore per spiegare scientificamente cosa accade se proviamo ad analizzare le metafore della nostra esistenza onirica. Non ci siano resistenze intellettuali per questo paragone, perché siamo di fronte a una sorta di lezione di psicoanalisi teatralizzata.
L'onirico rivoluzionario della Vienna della Belle Époque forza motrice dello spettacolo
Signori e signori, dal 7 dicembre 1892, Sigmund si è imposto di disegnare i propri sogni e da allora la nostra percezione del mondo è cambiata per sempre. Lo spettacolo è il risultato ottenuto da uno studio durato 12 anni, una gestazione che non lascia dubbi sulla preparazione del nostro apprezzato drammaturgo. L’onirico rivoluzionario della Vienna della Belle Époque è la forza motrice di uno spettacolo fatto di piccoli momenti, di tanti casi clinici, ma soprattutto di “un’urgenza di guardarsi dentro”. L’incipit è leggero, rassicurante, e strappa diversi sorrisi in platea, siamo immersi nel racconto della vita familiare dell’uomo Freud, con la sua adorata moglie Martha, ragiona sul fatto che la domestica faccia incubi notturni particolarmente rumorosi. Poi un giorno la piccola Matilda svela che il suo papà per mestiere “entra nella testa delle persone”. Berta incredibilmente smette di sognare. La donna aveva origine frammentate e un linguaggio in cui mescolava francese, tedesco, italiano, da quel momento “signor Freud" era diventato “Signor froid – fruà” che in francese vuol dire freddo.
Stefano Massini ragiona sulla natura della vita psichica
Quale era stata la traslazione avvenuta? Come si manifestava il meccanismo misterioso di questa giovane mente? I dati sono che Berta inizia a proteggersi dal freddo, dal dottor Freud, e smette di sognare. Massini ragiona insieme con noi sulla natura della vita psichica, trasferendo scienze della natura e filosofia in un’operazione artistica, a tratti terapeutica: “Lei non riesce a dormire sarebbe più corretto dire che non si lascia dormire per una smania di controllo”. Su un lato della scena la rappresentazione del fuoco del desidero inconscio, le ossessioni pulsanti vibrano nelle musiche di Enrico Fink, libido che si incarna tra le note del violino di Rachele Innocenti, della chitarra di Damiano Terzoni, del trombone di Saverio Zacchei. Tra e i tagli di luce di Alfredo Piras, la scenografia di Marco Rossi e le immagini di Walter Sardonini, noi scrutiamo il padre della psicanalisi nella rivoluzionaria ricerca dell’inconscio.
Tra spettatore e attore qualcosa di molto simile a una liberazione catartica
Massini in alcuni momenti è se stesso, in altri narratore esterno, in altri il medico Freud. Con fluidità è capace di un esercizio in cui la parola dei nostri risvegli si sgarbuglia dagli enigmi offerti nelle immagini oniriche. Tra spettatore e attore, avviene qualcosa di molto simile a una liberazione catartica. Massini riesce a diventare inconscio collettivo, sublimando, interiorizzando, adattando i casi clinici a contenuti umani universali. Molti gli applausi a scena aperta, altrettanti riverberi e sospiri in platea “Stare al mondo vuol dire accettare di diventare infinite cose, non ci è dato essere padroni di noi, ci disperdiamo continuamente”. I sogni hanno tanto a che vedere con il mondo infantile che è lo stesso spazio dove ogni attore sa di poter saccheggiare istinto e linguaggio: “Per favore posso uscire a giocare?”. Dal fondale un occhio emana secrezioni di luce che ci portano lì dove vi è il confine tra veglia e sonno, perché il processo psichico non è percezione della coscienza attraverso gli organi di senso, ma latenza su cui lavorare. L’Io può finalmente prendere come oggetto se stesso e osservarsi, perché anche se Freud è scientificamente superato, un tale successo significa che abbiamo ancora bisogno della sua psicologia del profondo.
di Anita Laudando
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