Il serial killer Theodore Robert Bundy nel libro dell'ex poliziotta Ann Rule, "Un estraneo al mio fianco"

COMO - Un estraneo al mio fianco, libro scritto da Ann Rule (2002 Longanesi & C. Milano, 557 pagine). In questo lavoro editoriale si narra di una storia realmente accaduta, la vicenda di uno dei serial killer americani più noti: Theodore Robert Bundy. Ann Rule, giornalista, ex poliziotta, scrisse questo libro sei anni prima di venire a conoscenza di chi fosse il colpevole.

Doveva essere, infatti, il resoconto di diversi omicidi irrisolti di ragazze; uno dei tanti libri scritti da una giornalista di cronaca nera. Rule, invece, si trovò ad affrontare una tremenda verità: l’individuo al centro delle indagini della polizia, non era affatto un estraneo, ma un suo caro amico. Nonostante questo, è da ammirare il suo modo di scrivere che, pur sfiorando di continuo la sua vita privata, non è mai inciampato in giudizi di carattere personale. Ha saputo riportare tutti i fatti così come sono accaduti, parlando delle persone coinvolte dalla follia omicida di Bundy. Ha descritto la vita di Ted, i suoi rapporti con lui, ricordandolo come un caro amico, riuscendo a de-scrivere la sua incredulità, la sua fatica ad accettare che Bundy fosse quel Ted.

Lo ha fatto restando un gradino più in alto, dal quale descrivere e guardare a quella storia da un punto di vista distaccato. La vicenda di Ted Bundy è durata anni: dal 1974, al 1980. Conclusasi per sempre nel 24 gennaio 1989, con l’esecuzione di Ted. Leggendo le pagine scritte da Rule, si comprende che non può esserci una fine per le persone coinvolte: per i parenti delle vittime, i mariti, chi ha creduto nell’innocenza di Bundy, lei stessa. Ancora oggi, infatti, nonostante siano passati anni dalla morte di Ted, c’è ancora chi le chiede come fosse, impedendole di dimenticare.

Così lo descrive Ann Rule: “Ted Bundy appariva agli occhi del mondo come un uomo affascinante, con un corpo curato nei minimi dettagli, una barriera di forza per impedire di vedere il terrore che vi regnava dentro. Era brillante, uno studente capace di distinguersi, spiritoso, loquace e convincente. Adorava sciare, andare in barca a vela e fare camminate. Prediligeva la cucina francese, il buon vino bianco ed era un buongustaio.

Amava Mozart e i film che nessuno conosceva. Sapeva esattamente qual era il momento più adatto per spedire fiori e biglietti sentimentali. Le sue poesie d’amore erano tenere e romantiche. Eppure, in realtà, Ted teneva di più agli oggetti che alle persone. In realtà, era sempre stato pesantemente svantaggiato, proprio come una persona sorda, cieca o paralizzata. Ted era privo di coscienza”.

Una persona che avrebbe potuto essere come chiunque di noi se … Per scoprirlo, vi consiglio di leggere questo libro scritto con sensibilità e perizia e che, soprattutto, non giudica.

Dopo l’esecuzione del suo amico, Ann scrisse: “Il Ted che avrebbe potuto vivere e il Ted che era vissuto morirono entrambi il 24 gennaio 1989”.

di Miriam Ballerini

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