I personaggi in cerca d'autore diventano cinque. D'Annunzio, Pirandello e chi altri ancora?

ROMA - Cinque personaggi in cerca d’autore. Sì, ne sono diventati cinque, a parere di chi scrive, e per l’occasione irripetibile. E i Nostri sono protagonisti di un incontro mai avvenuto, ma magistralmente raccontato, all’interno de Il Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera, nel Bresciano. L’evento eccezionale è nel romanzo storico-fantastico di Michele Sgarro dal titolo Caos inimitabile (liberedizioni), straordinario perché vede costretti a darsi la mano due grandissimi artisti della Parola, in tutti i sensi: Gabriele D’Annunzio e Luigi Pirandello.

Vita, morale, rapporti con gli altri, religione, politica e amore su sponde completamente opposte. Il Comandante e il Nobel del 1934, come riportano da sempre le cronache, non si sono mai amati, anzi... Ma l’autore del libro, dalla vita completamente presa dai due Maestri d’Italia, si diverte a metterli l’uno di fronte all’altro, provocarne lo scontro, esaltandone i caratteri, provando ad attenuarne, anche con leggerezza, l’odio esistente.

Ma questo romanzo dello scrittore bresciano, di origini pugliesi, ha il pregio di illuminare allo stesso modo sia i Pesi Massimi della Cultura Italiana sia le tre figure femminili che sono di compagnia durante il Ferragosto del 1928 nel Tempio del Pescarese. Luisa Bàccara, Marta Abba e la tuttofare governante Aélis figure alte e non di secondo piano nella villa del “rifugiato”. Proprio le due giovani Luisa e Marta, compagne rispettivamente del 65enne Gabriele e del 61enne Luigi organizzano il piano per portare nella fortezza del poeta-soldato il semplicissimo e burbero uomo di Girgenti.

Leggendo le pagine scritte da Sgarro già avverti tu, come lettore, a tanti anni di distanza, la soggezione del ritrovarsi all’interno di un’opera dalla magnificenza e dalla prepotenza assoluta come Il Vittoriale degli Italiani. E già il fatto di convocare il padre de Il fu Mattia Pascal in casa propria, dimostra il desiderio di mettere sotto il grande drammaturgo, il siciliano della maschera umana. In quel complesso di edifici, vie, piazze, teatro, giardini, corsi d’acqua sulle rive del lago di Garda vola su ognuno dei cinque protagonisti il Desiderio, come il sole d’estate a mezzogiorno: un desiderio ostentato, e apparentemente ancora vivo, a prescindere dall’età (quello di D’Annunzio); un desiderio represso (quello di Pirandello), un desiderio giovanile e proibito di Luisa e Marta, un desiderio smaliziato di Aélis. Leggete... Leggete... Leggete...

Nella due giorni del 1928 non c’è alcun tema che i due letterati inizino e finiscano. Gabriele sempre con il piglio di superiorità e Luigi sempre in posizione di difesa, pronto a sferrare i colpi quando l’uomo di Fiume si concede attimi di distrazione e mostra il fianco. In quella enorme dimora, pensata e costruita, arricchita, pezzo dopo pezzo proprio dal Vate, per volere dimostrare il suo carattere, la sua potenza, la sua sfrontatezza, la sua superiorità, e protetta da Benito Mussolini, tra statue, musica, arte, presenze napoleoniche, e dei più grandi (certo... certo...) greci e romani convivono i pensieri, i non detto, i piaceri, le insofferenze dei nostri cinque protagonisti.

Non mancano però gli apprezzamenti e la stima reciproci - e Sgarro dimostra di tenerci alla Parola, all’Arte e alla Cultura come base fondante di ogni essere umano - di Gabriele in merito alle opere di Pirandello, e di Luigi in riferimento ad alcuni scritti di D’Annunzio. Dal romanzo si avverte, e forte, come il filo conduttore debba per forza essere l’incontro, il tentativo di parlarsi, di confrontarsi. Di odiarsi anche, ma occhi negli occhi.

Due Uomini, insomma, con tutto quello che è dote negli esseri umani. D’Annunzio, il Principe di Montenevoso, l'inimitabile, colui che per alcuni ha esasperato i concetti del Nietzsche, prova in tutti i modi a sottomettere Pirandello, prima invitandolo presso il suo Monumento da paura e poi con quelle parole sferzanti e grasse di onnipotenza di proprietà esclusiva; Pirandello, il grande drammaturgo, compreso con grave e imperdonabile ritardo dalla critica e dal pubblico, che mette le maschere a ognuno, e la mette anche in questo incontro agostano a D’Annunzio il Mascheraio.

Un caos inimitabile, insomma, messo in scena, è proprio il caso di dirlo, nell'estate del 1928, con i due protagonisti esistiti davvero, ma che non si sono mai visti e mai incontrati e le due (meglio dire tre) “amiche” non assolutamente comprimarie.

Sgarro, autodefinitosi orgogliosamente arcitaliano, con questa sua opera, che si legge col sorriso, e sognando da Grande con i Grandi, regala a noi Il Piacere della Maschera. Così è (se vi pare).

di Giuseppe Rapuano

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Commenti

  1. Commosso, replico così: adesso vi aspetto all'ingresso del Vittoriale, grande Peppe.

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  2. Grazie. Certo Certo Michele. Sempre Tanti Complimenti a Te.

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