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Clara e Anna Bocchino |
POZZUOLI - La voce a te dovuta prende le mosse da una poesia di Pedro Salinas, che esprime la capacità autentica di rispecchiarsi davvero in un altro essere umano, riconoscendone le caratteristiche distintive, anche i fruscii più lievi e apparentemente insignificanti. È questo l'ultimo spettacolo della rassegna Teatro (alla deriva) al giardino, diretta da Giovanni Meola. La location è il giardino dell'Orco, a Pozzuoli, e mai luogo fu più appropriato, dato che in questa pièce di orchi ce ne sono tanti e perpetrano abusi e violenze, dall'ambito lavorativo a quello personale. Lo spettacolo, scritto da Sharon Amato, per la regia di Ettore Nigro, è interpretato da Clara e Anna Bocchino. Si svolge all'avvicinarsi del tramonto e la luce ci permette di ammirare le attrici in tutta la loro forza interpretativa, ma anche, metaforicamente, di comprendere progressivamente che bisogna avere il coraggio di aprire gli occhi anche sulle brutture.
Topi protagonisti di un esperimento scientifico
Anche su ciò che non ci piace e che forse preferiremmo non riconoscere. Parimenti, molte nefandezze avvengono alla luce del sole, dietro a una patina di apparente normalità. La storia miscela sin da subito oscurità e luce, disperazione e speranza. La disperazione è quella indotta dal comportamento dei topi - protagonisti di un esperimento scientifico - che sebbene nutriti e lasciati liberi di accoppiarsi, a un certo punto cominciano a manifestare comportamenti violenti verso sé stessi e il prossimo. Mangiano a dismisura o si mangiano tra di loro. Le femmine sono costrette ad isolarsi nelle parti più alte delle gabbie per non subire violenza. È lo stadio denominato "fogna del comportamento". La speranza è quella espressa dal personaggio di Anna/Nina che snocciola dati Istat dietro ai quali si nascondono vite e tragedie, ma anche la possibilità di un concreto cambiamento delle dinamiche collettive e delle vite individuali.
Emergono dal buio una serie di consapevolezze, di verità nascoste o negate
Un cambiamento reso possibile attraverso il confronto, lo scambio e la condivisione di frammenti di storie di vita. Clara/Chloe, invece, è più cinica e disincantata, ma esorta la sorella a non cedere inconsapevolmente allo stereotipo e al pregiudizio, alle insidie di un'interpretazione univoca di un episodio. Per una sorta di sincronicità junghiana, via via che il cielo del tramonto scolora nella notte emergono dal buio una serie di consapevolezze, di verità nascoste o negate. Ai numeri sulle molteplici violenze e sugli abusi perpetrati su tante vite si sostituisce un'unica vita violata in nome di un amore che non è amore. Le due attrici reggono la scena con grande intensità in un'alternanza di sguardi e in uno scambio di parole sussurrate o gridate. A volte gli scambi dialettici fanno sorridere. Molto più spesso fanno riflettere e ammutolire. Sharon Amato e Ettore Nigro attraverso il testo e gli elementi scenici esortano gli spettatori a non rimanere in silenzio e a non girarsi dall'altra parte.
I costumi grigi rimandano a esistenze anonime
La voce del podcast ricorda l'appello di "Io sono leggenda". Un appello a condividere per salvare, per salvarsi e rimanere umani. Il saluto con cui il programma si chiude, quello che pronostica l'estinzione, richiama "The Truman Show", a ricordarci che spesso siamo tutti prigionieri di mastodontiche finzioni. La colonna sonora, Bang Bang di Dalida, che sbuca all'improvviso, sottolinea snodi narrativi, riempie il silenzio e mette insieme i pezzi: quelli di una società che ci ha cresciuti esortandoci all'acquiescenza (i panni sporchi tanto si devono lavare in casa); alla competizione a somma zero (vince chi spara al cuore) e alla dipendenza affettiva dall'altro. I costumi grigi rimandano - a ben vedere - a esistenze anonime, in cui è sin troppo facile perdersi nella folla e sparire silenziosamente non viste e non ascoltate. Solo una donna tra le tante. Un mix di elementi che poteva scadere nel già visto; nel già sentito; nell'effetto saturazione; nel tono didascalico. Ma che riesce a mantenersi in equilibrio tra tutti questi elementi e a ottenere un risultato di grande impatto.
di Tania Sabatino
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