Alessandro Vespignani: in Italia cade un aereo ogni giorno, non si festeggia. Fidatevi degli scienziati
ROMA - Se si riverifica ciò che nessuno di noi si augura, un pensiero, ma più di uno, deve essere diretto immediatamente verso quest'uomo, colui che vi, ci, parla tra qualche secondo. Ascoltate, e leggete bene cosa vuole passare, a tutti noi, a tutti noi italiani. Ma io, glielo sento ripetere ogni volta che lo seguo, da due mesi circa. Non cambia mai idea quando si esprime su Covid-19 e su certi atteggiamenti di scienziati e decisori italiani.
Lui è Alessandro Vespignani, da Boston, direttore del Network Science Institute. Il professore, oggi, è stato tra gli ospiti del programma MEZZ'ORA IN+, condotto da Lucia Annunziata, e in onda ogni domenica pomeriggio su Rai3.
Sulla Fase 2 italiana ha esordito così: «Ho visto tantissimo entusiasmo e, ovviamente, c'è questa corsa alla riapertura. Io sto cercando di dire a tutti: "per favore, cautela e pazienza"».
Secondo Vespignani, ci stiamo abituando a una nuova normalità, drammatica normalità.
«Non so se ve ne siate resi conto: si festeggia perché ci sono solamente 200 morti al giorno, ma è come se ogni giorno cadesse un aereo pieno di persone; e noi stiamo dicendo che è finita. Ma è un po' presto. Gli effetti di queste riaperture del 4 maggio scorso, li vediamo a fine maggio. Dobbiamo avere una grande pazienza, altrimenti ci ritroviamo alla fine di questo mese di nuovo con una situazione che ci riesplode tra le mani».
E alle domande che il professore pone di seguito, oserei rispondere con un bel "no". Probabilmente, le stesse due lettere che sceglierebbe Vespignani.
«L'altra cosa fondamentale è che per ritornare tutti a lavorare, ritornare tutti a una vita normale, che è quello che vogliamo fare, bisogna avere l'infrastruttura del controllo del virus.
Facciamo tutti i tamponi che vanno fatti?
Facciamo i tracciamenti che ci auguriamo vadano fatti?
Abbiamo dei dati che arrivano in tempo reale e in maniera più puntuale come dovrebbe essere?
Abbiamo i famosi alberghi e gli ospedali Covid in ogni regione?
Quello che sto chiedendo ai governanti italiani, è fare questa analisi e non rispondere solamente a una esigenza di dire "usciamo, non ne possiamo più".
È vero, nessuno ne può più, vogliamo tornare a lavorare, ma questo va fatto in sicurezza».
Sulla Fase 2 italiana ha esordito così: «Ho visto tantissimo entusiasmo e, ovviamente, c'è questa corsa alla riapertura. Io sto cercando di dire a tutti: "per favore, cautela e pazienza"».
Secondo Vespignani, ci stiamo abituando a una nuova normalità, drammatica normalità.
«Non so se ve ne siate resi conto: si festeggia perché ci sono solamente 200 morti al giorno, ma è come se ogni giorno cadesse un aereo pieno di persone; e noi stiamo dicendo che è finita. Ma è un po' presto. Gli effetti di queste riaperture del 4 maggio scorso, li vediamo a fine maggio. Dobbiamo avere una grande pazienza, altrimenti ci ritroviamo alla fine di questo mese di nuovo con una situazione che ci riesplode tra le mani».
E alle domande che il professore pone di seguito, oserei rispondere con un bel "no". Probabilmente, le stesse due lettere che sceglierebbe Vespignani.
«L'altra cosa fondamentale è che per ritornare tutti a lavorare, ritornare tutti a una vita normale, che è quello che vogliamo fare, bisogna avere l'infrastruttura del controllo del virus.
Facciamo tutti i tamponi che vanno fatti?
Facciamo i tracciamenti che ci auguriamo vadano fatti?
Abbiamo dei dati che arrivano in tempo reale e in maniera più puntuale come dovrebbe essere?
Abbiamo i famosi alberghi e gli ospedali Covid in ogni regione?
Quello che sto chiedendo ai governanti italiani, è fare questa analisi e non rispondere solamente a una esigenza di dire "usciamo, non ne possiamo più".
È vero, nessuno ne può più, vogliamo tornare a lavorare, ma questo va fatto in sicurezza».
Il professore ha sostenuto che gli italiani sono stati responsabili, e che l'Italia è stata responsabile.
«Il problema è che non si riesce a comunicare bene che ci vuole pazienza, pazienza proprio per tornare in maniera più stabile a una vita normale, perché se poi siamo costretti a ritornare indietro, quella sì che sarebbe veramente una cosa devastante», ha aggiunto Vespignani.
«Pare che si voglia sacrificare le vite sull'altare di una crisi economica - duro in questo passaggio il direttore del Network Science Institute -. Una logica di guerra vera, ed è una logica di visione, di visione su cosa è il valore della vita, e il valore della vita di chi è attaccato dal Coronavirus».
E sull'apertura delle scuole, il professore si è lasciato scappare una contenuta risata...
«Vi prego, non vi fidate del buon senso, del buon senso dei governatori. Fidatevi degli scienziati. Altrimenti ci ritroveremo a richiudere tutto», questo l'appello finale del professore Vespignani.
«Il problema è che non si riesce a comunicare bene che ci vuole pazienza, pazienza proprio per tornare in maniera più stabile a una vita normale, perché se poi siamo costretti a ritornare indietro, quella sì che sarebbe veramente una cosa devastante», ha aggiunto Vespignani.
«Pare che si voglia sacrificare le vite sull'altare di una crisi economica - duro in questo passaggio il direttore del Network Science Institute -. Una logica di guerra vera, ed è una logica di visione, di visione su cosa è il valore della vita, e il valore della vita di chi è attaccato dal Coronavirus».
E sull'apertura delle scuole, il professore si è lasciato scappare una contenuta risata...
«Vi prego, non vi fidate del buon senso, del buon senso dei governatori. Fidatevi degli scienziati. Altrimenti ci ritroveremo a richiudere tutto», questo l'appello finale del professore Vespignani.
di Giuseppe Rapuano
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