Lorenza Morello |
TORINO - Il terrore viaggia sui binari. C’è altro oltre a un “raro guasto” che, come ormai sapete tutti, oggi, mercoledì 2 ottobre 2024, ha bloccato il Paese intero? Io stamani sarei dovuta partire da Torino porta Susa alla volta di Roma Termini. Il mio treno, un Italo la cui corsa originava da #portanuova, annuncia inizialmente 55 minuti di ritardo. Poi viene cancellato. In stazione, come immaginate, si è scatenata una situazione a metà tra il panico e la rivolta. Le notizie hanno parlato prima di attacco hacker, poi “Guasto a Roma": fonti Rfi, ‘escluso attacco hacker’.
Ansa, Roma, 2 ottobre 2024
Problemi dovuti a disconnessione dei sistemi informativi (Ansa, Roma, 2 ottobre 2024). "Il guasto che ha bloccato la circolazione dei treni sul nodo di Roma per oltre 3 ore “non è riconducibile ad un attacco hacker”. Lo si apprende da fonti di Rfi secondo le quali il problema tecnico è stato causato da una disconnessione dei sistemi informativi". E poi ancora Ansa: “Guasto agli impianti di Roma Termini e Roma Tiburtina, decine di treni cancellati". Trenitalia: "Ripresa la circolazione ma molto rallentata". L'a.d. Rfi Strisciuglio: "Guasto raro sulla rete, in corso verifiche".
A pensar male si fa peccato...
Un amico che lavora nelle ferrovie da anni mi dice «quando ci sono guasti importanti, preferiscono non far viaggiare i freccia e fermarli in tratta o in stazione e di conseguenza bloccare ulteriormente il traffico». Capisco. Ma così si blocca un Paese intero. E poi, scusate, se il guasto è a Termini, perché bloccare anche le tratte precedenti, tipo Torino-Milano, Reggio Emilia,…? Se è davvero “solo” un guasto tecnico localizzato a Termini, fino a Firenze i treni possono andare e poi attendere da quella stazione che la situazione torni sotto controllo, ma non blocchi una Italia intera. Io lo chiamo buonsenso e salvaguardia dell’economia nazionale, messa sempre più in ginocchio. A meno che questo sia un modo per creare il panico e farci digerire le ultime leggi sulla sicurezza (“A pensar male si fa peccato però spesso ci si azzecca”, diceva il buon Andreotti). D’altronde è ben noto che “Who sells the panic, sells the pills”.
di Lorenza Morello
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