Pierfranco Bruni: si investe sempre per un futuro, ammesso che il futuro abbia fiducia nella cultura
ROMA - Si ricomincia anche dal deserto della cultura. Oltre 40 giorni di vuoto. Sì perché la cultura è programmazione soprattutto di eventi se si intende la cultura come visione imprenditoriale, come valorizzazione come fruizione. Bloccare la fruizione significa bloccare quel settore della cultura che si chiama beni culturali. Giustamente era necessario. Ed ora cosa si vuole valorizzare? I fatti sono cambiati. Molti responsabili nell'ambito dei beni culturali hanno dimostrato una incapacità di programmare cultura online.
Molte iniziative non si sono trasformate in una attività con dei processi puntati sull'immagine e immaginario. I musei online non hanno dato le dovute risposte. Abbiamo bisogno di insistere con una programmazione ad un progetto più efficace sul piano dei legami social.
Occorre comprendere che anche in questo campo cambieranno molti aspetti. Non basta parlare soltanto di distanziamento. Con il distanziamento una mostra quanti visitatori potrà contare e in che spazi e in che tempi. I convegni, i congressi scientifici e i confronti culturali comprese le presentazioni di libri per tutto il 2020 e oltre credo che sia necessario spostarle solo in piattaforma. I tempi sono molto rallentati.
Certo, non sarà come un c'era una volta. È importante. Un convegno potrà certamente essere seguito diversamente e non in presenza. Dobbiamo attrezzarci a metodologie altre che vadano oltre la personale presenza tra sale dei musei e i convegni. Senza troppo infastidirci prendiamo atto di ciò.
D'altronde non è assolutamente vero che la cultura è una delle risorse prioritarie. È un falso sul quale primeggia l'illusione. La cultura non produce ricchezza necessaria. Dovrebbe produrre economie ed energie di investimento. Ma non è affatto così. Produce immagine ma se non viene ed essere legata ad un turismo sostenibile diventa tutto vano. Le responsabilità? La mancanza di una seria politica culturale di questi anni.
La cultura non produce ricchezza immediata e reale. È tutta da organizzare. Si investe sempre per un futuro ammesso che il futuro abbia fiducia nella cultura. Io divento molto scettico.
Occorre comprendere che anche in questo campo cambieranno molti aspetti. Non basta parlare soltanto di distanziamento. Con il distanziamento una mostra quanti visitatori potrà contare e in che spazi e in che tempi. I convegni, i congressi scientifici e i confronti culturali comprese le presentazioni di libri per tutto il 2020 e oltre credo che sia necessario spostarle solo in piattaforma. I tempi sono molto rallentati.
Certo, non sarà come un c'era una volta. È importante. Un convegno potrà certamente essere seguito diversamente e non in presenza. Dobbiamo attrezzarci a metodologie altre che vadano oltre la personale presenza tra sale dei musei e i convegni. Senza troppo infastidirci prendiamo atto di ciò.
D'altronde non è assolutamente vero che la cultura è una delle risorse prioritarie. È un falso sul quale primeggia l'illusione. La cultura non produce ricchezza necessaria. Dovrebbe produrre economie ed energie di investimento. Ma non è affatto così. Produce immagine ma se non viene ed essere legata ad un turismo sostenibile diventa tutto vano. Le responsabilità? La mancanza di una seria politica culturale di questi anni.
La cultura non produce ricchezza immediata e reale. È tutta da organizzare. Si investe sempre per un futuro ammesso che il futuro abbia fiducia nella cultura. Io divento molto scettico.
di Pierfranco Bruni
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