La materialità in Gio Ponti diviene spiritualità delle forme, a Milano con Stefania Romito e Pierfranco Bruni

MILANO - Da oltre un anno lo scrittore e saggista Pierfranco Bruni, assieme alla scrittrice e critica letteraria Stefania Romito, ha avviato uno studio approfondito sull’arte architettonica di Gio Ponti nell’ambito del progetto  Letture antropologiche nella contemporaneità del Centro Studi e Ricerche "Francesco Grisi", in collaborazione con Ophelia's Friends Cultural Projects. Gio Ponti sarà oggetto di un Convegno che si terrà prossimamente a  Milano durante il quale relazioneranno Pierfranco Bruni e Stefania Romito. Il genio creativo di Gio Ponti, il grande archi-designer milanese, le cui celebrazioni in occasione dei 40 anni dalla sua morte stanno prendendo avvio in tutta Italia, trova la sua alchemica espressione negli incavi e negli intagli di un importante edificio religioso, la Concattedrale di Taranto, recentemente acclamata dalla rinomata rivista “Ulisse”, promossa da Alitalia. Incavi e intagli che si riflettono nei vetri specchiati di un’altra sua importante opera, il grattacielo Pirelli, simbolo rappresentativo della città di Milano. È difficile non riscontrare similitudini tra le due imponenti opere architettoniche. I vetri del “Pirellone,” rispecchianti l’azzurro di un cielo che ha trasceso nebbie e smog, si elevano nel loro slancio verso l’Assoluto al pari della cupola traforata della Concattedrale.

La struttura dell’edificio religioso tarantino, dedicato alla Grande Madre di Dio, è peculiare nella sua unicità. Coniugando l’aspetto religioso alla tradizione marinara della città di Taranto, con la sua forma evocativa ricorda una vela che si specchia nell’acqua delle tre vasche antistanti l’ingresso, simboleggianti il mare. Collegamento non solo tra visioni differenti,  ma anche tra realtà geografiche diverse, in una comparabile aggregazione di etnie, popoli e culture.

Lo scrittore e saggista Pierfranco Bruni, in alcuni recenti articoli apparsi sul Quotidiano, Taranto Buonasera e la Gazzetta del Mezzogiorno, si è concentrato sulla convergenza stilistica tra le moschee e le nostre cattedrali. Tra le costruzioni religiose appartenenti alla tradizione musulmana e a quella cristiana. Un incontro mistico metafisico tra Occidente ed Oriente che si rivela nelle forme plastiche di un edificio monumentale che diviene espressione, nel suo colore bianco, della purezza intrinseca della celebrazione dell’Assoluto. I fianchi a forma di lama, che conferiscono al grattacielo Pirelli l’aspetto di una spada che si eleva verso l’alto, nascondono in sé un potente riferimento allegorico in correlazione con uno dei simboli della tradizione religiosa islamica, ossia la spada di Maometto. Aspetti che emergono con suggestiva incisività nel video a cura di Stefania Romito (Ophelia's Friends Cultural Projects) dal titolo “Gli slanci di Gio Ponti - Da Taranto a Milano” di Pierfranco Bruni e Stefania Romito.

Questo magico contenitore antropologico, arricchito di esperienze mistiche di cui diviene espressione architettonica la Concattedrale di Taranto, si va a fondere alle imponenti verticalità del Pirellone che trascende il caos cittadino per lambire l’orizzonte infinito che si intreccia ai cieli di una internazionalità che da sempre contraddistingue il capoluogo lombardo. Taranto e Milano, uniti nella raffigurazione artistica di una coesione di materiali che diventano sublimazione di sensorialità. Le vasche che riflettono le cavità nei trafori della Concattedrale non fanno altro che collegare quegli spazi di tempo alle infinità dei mari nelle quali convivono le differenti culture che confluiscono in un Mediterraneo vissuto come mater dulcissima.

La dimensione mistica della Concattedrale di Taranto si va ad intrecciare a quella operativa del Pirellone di Milano nella sua visione di industrialità. Costruito tra il 1956 e il 1961 su progetto di Gio Ponti, inizialmente ospitò gli uffici della celebre azienda italiana di pneumatici, la Pirelli. In seguito, nel 1978, fu acquistato dalla Regione Lombardia per farne la propria sede centrale, ma continuò a rimanere, nell’immaginario collettivo, il simbolo della produttività operativa milanese degli anni del boom economico. Gio Ponti, nel suo eclettismo artistico architettonico ha coniugato l’interreligiosità, la spiritualità geografizzante e l’interculturalità della Concattedrale con la visione mistico-industriale del Pirellone nell’ambito di una dimensione contemplativa antropologica.

Un architetto, un artista, un genio.

Vessillo dello stile italiano nel mondo. Simbolo di un Nuovo Rinascimento culturale antropologico nella metafisica delle arti.

La materialità in Gio Ponti diviene spiritualità delle forme.

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