![]() |
Guido Carlino, presidente della Corte dei conti |
ROMA - Tra il 2021 e il 2024 l’Italia ha registrato una crescita economica superiore alla media dell’Area Euro, pur rallentando nel 2024. La finanza pubblica è migliorata, con deficit in calo e saldo primario in attivo, ma restano elevati il debito e la spesa per interessi. Nel confronto dei risultati 2024 tra comparti istituzionali, emerge che le entrate crescono maggiormente per le amministrazioni territoriali (+3,9%). Quelle correnti nette, in particolare, crescono del 5,9%, mentre le entrate in conto capitale sono diminuite nel comparto in misura consistente (-49,9%). È quanto evidenzia la Corte dei conti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province Autonome per gli esercizi 2021-2023, approvata dalla Sezione autonomie con delibera n. 15/Sezaut/2025/Frg, in cui la magistratura contabile ha anche osservato che dal monitoraggio degli indicatori dell’Agenda Onu 2030 e del Benessere Equo e Sostenibile (Bes) si registra l’esigenza di dare maggiore incisività alla fase attuativa, malgrado una diffusa consapevolezza in sede di programmazione.
L’autonomia deve rispettare l’unità della Repubblica
Il federalismo fiscale resta incompiuto, nonostante alcuni progressi verso la definizione dei Lep e l’introduzione dell’autonomia differenziata nel 2024. Restano criticità nel garantire l’equità tra Regioni con diversi livelli di sviluppo, nonostante la Corte costituzionale abbia chiarito che l’autonomia deve rispettare l’unità della Repubblica, diritti uguali per tutti i cittadini e il principio di efficienza, superando la spesa storica. Nel triennio 2021-2023, le entrate regionali sono cresciute, pur con una dinamica rallentata nell’ultimo anno. Ne deriva un aumento dell’autonomia finanziaria che, nelle Regioni a Statuto Ordinario, è arrivata all’88%, ma persistono forti divari territoriali (in particolare al Sud), oltreché difficoltà nella riscossione in conto capitale. Le Regioni a Statuto Speciale mostrano migliori risultati nelle entrate correnti e una forte riduzione dell’indebitamento (-81,1%). Crescono anche le entrate extratributarie.
Aumentano gli investimenti in conto capitale grazie al Pnrr
Tra il 2021 e il 2023, la spesa regionale è aumentata anche per effetto della componente sanitaria, che rappresenta oltre il 60% del totale e cresce di circa 13 miliardi (+9,3%). Escludendo la sanità, la spesa cresce dell’11,2%, con un aumento osservato, secondo diversi livelli di crescita, sia nelle Regioni a Statuto Ordinario che in quelle a Statuto Speciale. Cresce anche la spesa corrente, con alti livelli della capacità di impegno (oltre il 90%) e di pagamento (82,2%) e aumentano gli investimenti in conto capitale grazie al Pnrr, benché l’indice di impegno risulti meno elevato rispetto a quello della spesa corrente. Aumentano le spese per attività finanziarie, mentre si riducono i rimborsi prestiti. La spesa sanitaria cresce da 139,9 a 152,9 miliardi, sospinta da costi ordinari e investimenti Pnrr. Nel 2023, il 96% del Fondo sanitario nazionale, pari a 128,87 miliardi di euro, è stato destinato ai Lea, ma persistono disavanzi, disuguaglianze territoriali e difficoltà aggravate da invecchiamento demografico e patologie croniche in crescita.
Il debito sanitario (11,39 miliardi di euro, circa il 30% del totale) è diminuito
La gestione efficiente della spesa resta quindi, osserva la Corte, una sfida cruciale per la sostenibilità del sistema. Nel triennio 2021–2023, la gestione finanziaria di Regioni e Province autonome è migliorata, nonostante talune criticità. Nel 2023, infatti, le entrate finali hanno superato le spese di 8 miliardi di euro e tutte le Regioni hanno rispettato gli obiettivi sugli investimenti (467,7 milioni). Le Regioni a Statuto Ordinario hanno beneficiato di 1,7 miliardi di spazi per investimenti. Il 2023 si è chiuso con un saldo positivo di competenza, grazie all’avanzo nella gestione corrente che ha compensato i disavanzi in conto capitale. Difficoltà nella gestione degli accantonamenti si segnalano in Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre la Lombardia ha registrato un disavanzo legato a debiti autorizzati e non contratti. Quasi tutte le Regioni hanno ridotto il debito, sia ordinario sia sanitario. Il debito è sceso del 6,34% nelle Regioni a Statuto Ordinario e del 6,51% in quelle a Statuto Speciale, con cali più forti al Sud. Il debito sanitario (11,39 miliardi di euro, circa il 30% del totale) è diminuito ovunque tranne che in Toscana. Nel 2023, il patrimonio netto complessivo di Regioni e Province autonome è salito a 18,18 miliardi (+132% sul 2022), con una crescita delle immobilizzazioni e dell’attivo circolante. L’indebitamento totale è leggermente calato, con eccezioni in alcune Regioni.
Condividi questo articolo
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Ricerche Correlate
Altre Notizie
Chi siamo Articoli firmati
Cronaca Cultura Spettacolo Sport
Sostienici economicamente
Commenti
Posta un commento